Homepage / Olgiate e Bassa Comasca
Martedì 27 Luglio 2010
Accoltellato durante una festa:
"Sono vivo per due centimetri"
Lurate Caccivio: può dirsi un miracolato Corrado Campisi, 26 anni, che sabato notte ha rischiato di morire per aver calpestato la zampa a un cane durante un party improvvisato al parco Lambro, a Milano. Il proprietario dell'animale gli ha sferrato quattro fendenti
«Sono un miracolato – ammette, ancora scosso, Corrado Campisi - Come hanno confermato gli stessi medici, bastavano due centimetri più giù o qualche centimetro più a destra o a sinistra per colpirmi al cuore o al polmone. Per fortuna le ferite non hanno compromesso organi vitali o arterie».
Una tragedia sfiorata, di cui il giovane porta ancora segni evidenti sul corpo: ha un braccio ingessato, un vistoso cerotto sul petto e una fasciatura alla gamba. Trasportato in codice rosso all'ospedale San Raffaele, le sue condizioni sono poi apparse meno gravi di quanto inizialmente si temesse. Ne avrà per trentacinque giorni: la coltellata che l'ha raggiunto alla mano sinistra gli ha tagliato il tendine del pollice, le due ferite inferte alla coscia sinistra gli impediscono di camminare. E pensare che era iniziato come un sabato sera all'insegna della musica.
«Avevo visto su Internet l'annuncio del party al parco Lambro. Abbiamo deciso di parteciparvi con alcuni amici – spiega Campisi - Stavo ballando insieme agli altri, avevo visto che c'era un tizio con un cane, ma evidentemente era dietro di me, perché senza accorgermi devo avere inavvertitamente schiacciato la zampa del suo cane. L'animale era libero; eravamo in 150-200 persone, poteva capitare a chiunque. Il proprietario del cane, un giovane penso italiano sulla trentina con la testa rasata e alto oltre un metro e ottanta (era un punk a bestia, quelli che girano con il cane), è venuto subito da me, faccia a faccia. Gli ho chiesto scusa e mi sono avvicinato al suo pitbull, era mansueto, tanto da lasciarsi accarezzare. Poi ho chiesto di nuovo scusa al ragazzo. Questo mi ha abbracciato amichevolmente, dicendomi di fare quattro passi, che avremmo chiarito l'accaduto».
L'invito amichevole era una trappola. «Dopo cinque-sei metri - continua Campisi - mi ha buttato per terra e io, nel cadere, l'ho trascinato al suolo con me. Ci siamo rotolati a terra e, nel mentre, mi ha sferrato quattro coltellate. Né io, né i miei amici abbiamo visto il coltello. Evidentemente è uno che sa maneggiarlo con una certa dimestichezza, perché in mezzo a tutta quella gente nessuno l'ha visto con il coltello in mano e, dopo avermi ferito, l'ha subito fatto sparire. O l'ha gettato o l'ha rimesso in tasca».
© RIPRODUZIONE RISERVATA