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Domenica 22 Agosto 2010
Restituiamo all'Isola
il diritto allo sguardo
E' giusto monetizzare un patrimonio naturalistico condiviso? Un designer comasco di fama internazionale dice "no"
Moreno Gentili, comasco che vive da anni a Milano, celebre artista e scrittore ospite di tanti festival letterari (lo sarà anche a Parolario, il 10 settembre alle ore 18, in biblioteca), è tornato nei giorni scorsi sul "suo" lago. Meta: l'Isola Comacina. Doveva essere un ritorno all'infanzia, invece la giornata ha riservato alcune (amare) sorprese: dal ticket all'impossibilità di visitare le Case d'artista di Lingeri.
Intorno ai 12 anni viaggiavo spesso da Como verso l'Isola Comacina, territorio magico in cui mi perdevo prefigurandomi chissà quali avventure. Entravo così nelle rovine di S. Eufemia. immaginando l'assedio di noi comaschi, alleati con il Barbarossa, agli isolani e poi scendevo verso le case fatiscenti del Lingeri, costruite nel 1939 in omaggio alla cultura razionalista del Terragni. La "magnifica isola", nonostante rovi e rovine, era pur sempre un luogo da percorrere senza colpo ferire, ma soprattutto senza "pagare dazio" come - purtroppo - accade invece oggi che rovi e rovine non ci sono quasi più. Ed ecco il punto di svolta - anche dolente - tanto antico quanto attuale, del "dazio" dovuto a chi "occupa" proprio oggi questo lembo di territorio che io, probabilmente erroneamente, consideravo ancora... libero di essere percorso con il solo vincolo di rispettare quel valore paesaggistico lacustre a cui tutti noi comaschi siamo affezionati.
Ma, un momento. Chi occupa e che cosa? I Barbari? Gli Unni? Sandokan e i suoi tigrotti di Mompracem? Ma no, semplicemente l'Isola Comacina è oggi "occupata" dai Comuni di Ossuccio e di Sala Comacina, che pur continuando a discutere su chi deve apporre le giuste informazioni in merito al "dazio" di cinque euro per chi vi sbarchi, giustificano tale costo con i restauri di S. Eufemia e quelli ancora in corso delle case del Lingeri. E no! Un momento, allora. Prima di accettare tale balzello (con tutti quelli che già ci sono poi...), vediamo di riflettere su alcune questioni di fondo che fanno parte di una giornata all'Isola in verità piuttosto singolare.
La primache novità è mai scoprire che un pezzo di Lago, da sempre meta di gite foriere di svago, amori e tramonti incandescenti, sia ora percorribile al "modico" prezzo di cinque euro? E se alla spesa si aggiunge il costo dei traghetti (questi privati) che partono dalle amate sponde di Ossuccio e di Sala Comacina, bisogna aggiungere altri 6 euro senza riuscire a saperne "quasi" nulla del "dazio" che vi attende appena sbarcati sull'isola. Perché "quasi"? Va detto, per onestà di cronaca, che proprio sul pontile del traghetto è esposto un unico, ridottissimo, avviso consunto dal sole stampato con un carattere in "corpo 8" il che, (detto per gli ottici molto esperti) si traduce in una pratica di lettura pressoché impossibile al di sotto... dei dieci decimi!
La seconda. Una volta pagato il "dazio" (pubblico e privato), che si traduce in un totale di undici euro a persona, ecco che va considerato quello che... passa il convento, alias appunto la parte pubblica della questione. Sant'Eufemia è restaurata e, bene o male, la si visita appena in quarantadue secondi netti. Non che si pretenda che tutti i beni artistici in Italia siano all'altezza dei Musei Vaticani - ci mancherebbe! - ma insomma.... questa chiesetta non è nemmeno un luogo dove trovare un po' di raccoglimento per beatificarsi di chissà quali valori artistici e archeologici. Le case del Lingeri poi sono una vera sorpresa. E perché? Ma perché sulla mappa che viene consegnata al vostro arrivo da una gentile signorina, le case appaiono come un bene prezioso - addirittura vi si dice che anche un tal console di uno stato sovrano ne è interessato! - ma in realtà non sono visitabili in quanto sono ancora... in corso di restauro e quindi non visitabili! E per di più, dulcis in fundo, i restauri sono stati finanziati per buona parte dalla Fondazione Cariplo, il che un certo buon senso suggerirebbe di non imporre un ticket di ingresso per l'intero territorio dell'isola, ma almeno solo ai monumenti tanto declamati.
Un momento allora! L'inghippo dov'è? Non è che il tutto sia stato "confezionato" in fretta e furia per sopperire in qualche modo ai tagli finanziari delle Stato riguardo ai Comuni? Sì, comprensibile, ma chi paga poi siamo sempre noi, cioè chi abita Stato, Regioni e Comuni. E se ognuno di questi ci impone un balzello per ogni parte di territorio dove vale la pena di andare a riposarsi, figuriamoci dove andremo a finire.
La terza (e penultima). Naturalmente, pur non essendo Robin Hood ma provando per un attimo il medesimo sdegno, appena scoperto l'arcano dopo avere pagato andata e ritorno al traghettatore di turno, mi rivolgo alla gentile signorina disposta anche a farmi da guida (immagino con sovrapprezzo) esponendo inutilmente il mio stupore. «Se ne è parlato tempo fa e da meno di un mese ora qui si paga», mi risponde questa inflessibile. «Si, ma si potrebbe almeno comunicarlo meglio dove sarebbe utile saperlo», la mia replica. E poi giù a disquisire sui valori effettivi contenuti sull'isola e propriamente restaurati, sulle problematiche emerse tra i traghettatori e i comuni che si palleggiano la necessità di comunicare meglio l'esistenza del balzello che attende tutti coloro che mettono piede sull'isola e via dicendo. Ad un tale momento dell'accesa discussione, si inserisce uno dei traghettatori che tra una imprecazione in dialetto e un tentativo di difesa del proprio (giustissimo e sacrosanto!) lavoro, osserva mia moglie e improvvisamente sbotta tra lo stupore di tutti. «Ma lei.., lei è quella che mi ha intervistato del Corriere e che ha scritto quello che io non ho mai detto! E ha il coraggio di tornare qui?». Mia moglie, che in realtà nulla ha che fare con qualunque tipo di intervista, con Como e l'Isola, in realtà trascinata da me in questo luogo ameno grazie alla promessa di mostrarle un luogo incantato del lago, mi guarda stupita da tanta momentanea follia. La signorina-guida placa il traghettatore, io anche, ma la cosa rivela una certa animosità tra il pubblico (i Comuni) e il privato (i traghettatori) che non danno proprio l'idea di essere reciprocamente felici della presenza uno dell'altro.
«E allora, come la mettiamo in conclusione?», la mia ultima domanda contro l'inevitabile burocrazia. «Che lei paga oppure torna indietro», la risposta.
La quarta (beh, si, questa ci vuole per empatia comasca) dice che le cose potrebbero andare diversamente se in questo paese non si considerasse chiunque troppo spesso come un pollo da... spennare. E riguardo alla "magnifica isola" oggi? Bene che prima di inaugurare il balzello se ne sia parlato (ma ne siete tutti a conoscenza?!), bene che un console (onorario?) se ne sia interessato, bene che un foglietto in formato A4 sia appeso ad un pontile, ma senza volere ora entrare nel merito di una questione giuridico-territoriale tutt'altro che semplicistica, è anche giusto affermare che per imporre un tale costo sia anche giusto restituire di un luogo un valore visivo, oltre che oggettivo.
Immaginatevi, per esempio, se il sindaco Bruni - mio compagno di giochi per un certo tempo, ma solo grazie al candido fascino della sorella di cui mi ero preso una cotta - decidesse che piazza Duomo non sia più percorribile se non al costo di 5 euro in virtù dei monumenti presenti. Beh, che accadrebbe a Como e non solo a Como?
Quindi, in conclusione, a meno che i rappresentanti istituzionali di Ossuccio e Sala Comacina non vogliano monetizzare anche il paesaggio lacustre intorno all'isola - e che paesaggio straordinario! - solo perché percorso in lungo e in largo dal simpatico George in Harley Davidson, direi che questo "dazio" è quanto meno iniquo per le ragioni di cui sopra.
«E allora?» (Mi direbbe certo la gentile signorina-guida che si è sorbita con pazienza infinita le mie lamentele). E allora, cari comaschi - e potrebbe essere che dopo questa giornata di passione le cose ora siano un po' migliorate - non ci resta che una cosa da fare e che abbiamo già fatto in passato: torniamo a liberare l'isola, l'unica poi del nostro lago, occupata da chissà chi. Questa volta però senza armi, ma con il valore delle parole e della condivisione dei valori turistici in campo, compreso quel diritto allo sguardo che rappresenta la memoria di noi tutti, comaschi e non.
Moreno Gentili
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