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Domenica 22 Agosto 2010
Brogeda e dintorni
L'eterna coda in onde medie
Domenica da bollino nero, ma con meno auto del solito. Il valico resta un problema, nonostante Schengen. Un'ultima galleria che si schiude su due corsie sempre più strette, una dogana invecchiata in fretta - con i suoi immensi plinti di cemento a reggere il peso di volumi di traffico che crescono di anno in anno -, la necessità di verificare comunque il flusso veicolare, il transito di valuta, di droga, di armi.
Brogeda è il valico in coda perenne, come segnalano trecento giorni all'anno i notiziari radio di «Ondaverde» e di tante altre trasmissioni similiÒ, che da sempre lo raccontano allo stesso modo, associandolo alla Salerno - Reggio Calabria, all'A1 dalle parti di Modena, al passante di Mestre. In mezzo, nel caos dei vacanzieri che d'estate vanno e vengono (ieri pomeriggio ultima giornata da "bollino nero" risoltasi per fortuna senza danni), tra i turisti di giornata e i perdigiorno, c'è purtroppo anche qualche migliaio di frontalieri, gente che di qui ci passa per necessità, e non per piacere. Ricordate Schengen?Gli accordi bilaterali tra Confederazione elvetica e Unione europea consentono sulla carta la libera circolazione delle persone, e quando entrarono in vigore, nel 2004, indussero i frontalieri e più d'un brindisi. Oggi c'è poco da festeggiare. Perché se a Brogeda c'è coda, attorno non si sta meglio: «Io passo sempre da Maslianico - racconta per esempio un comasco che sfila avanti e indietro per lavoro ogni mattina - A Pizzamiglio gli svizzeri non ci sono mai, se non in casi rarissimi. Può capitare al limite di incontrarli ben oltre gli spazi doganali, all'interno, dove le guardie di confine eseguono controlli "retrovalico" mirati, fermando pochi automezzi, controllando merci e viaggiatori e, soprattutto, senza rallentare il traffico in entrata».
Già, il traffico in entrata. Ieri pomeriggio, sotto il sole bollente d'agosto, nel piazzale di Brogeda il traffico di stranieri di ritorno verso il Gottardo scorreva più rapido del giorno precedente, sostenuto, addirittura, da personale della società autostrade in pettorina gialla: «Code?Si fa il possibile - spiegano gli operatori - Ma è anche vero che qui, prima di accedere al piazzale, la carreggiata si restringe, e se anche il valico fosse completamente eliminato, un minimo di imbuto si creerebbe ugualmente». Non tutti, comunque, credono alla favola delle pratiche doganali: «Qui, di pratiche doganali non se ne fanno», spiega uno spedizioniere, che conosce bene la differenza tra un valico merci e un valico viaggiatori: «La verità è che si passa uno alla volta sotto le forche caudine dei finanzieri che controllano con lo sguardo ogni veicolo, rispondendo con un cenno del capo a chi li guardi in modo interrogativo, senza capire se debba o meno fermarsi». A Ponte Chiasso, al valico stradale, la musica è simile. Chi debba passare il confine anche solo per il pieno di benzina, stia attento a non sbagliare orario e giornata: il rischio di restare imbottigliati a lungo è sempre in agguato. Imbarazzante il confronto con altri valichi minori, da Ronago alla Valmara, lassù in valle d'Intelvi, dove non c'è mai nessuno.
Insomma, perché la libera circolazione delle persone esiste soltanto sulla carta? Perché continuiamo a fermarci anche se stiamo varcando il confine per un passeggiata al Generoso? Perché, ogni giorno, migliaia di frontalieri devono pagare il loro dazio di tempo, benzina, nervi?
La realtà è che Brogeda si trova sull'asse più diretto tra Amburgo e la Calabria, tra il nord e il sud d'Europa: nessuno, in dogana, ha il coraggio di chiudere entrambi gli occhi. Continueremo a stare coda, tutti insieme:turisti e frontalieri.
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