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Lunedì 30 Agosto 2010
Coletti: «Basta lamentarsi
Rimbocchiamoci le maniche»
È il momento che tutti, dai politici agli imprenditori a ogni singolo comasco, si diano da fare. In prima persona. È un messaggio forte e chiaro quello lanciato dal vescovo Diego Coletti alla città dalle volte della basilica del patrono, Sant'Abbondio
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Da qui per dire che quello che succede (dal locale, al mondiale, dalle catastrofi alla crisi economica) non è da attribuire al destino inevitabile, ma all'«inquinamento morale». Ed ecco allora che ciascuno, a seconda del suo ruolo, deve assumersi la sua responsabilità. A maggior ragione i cristiani: «Se ci fossero in azione più donne e più uomini che somigliano al Dio di Gesù Cristo e non a quello del potere e del tornaconto personale? Uomini e donne che non fanno del profitto personale (o di gruppo o di casta) il loro idolo. Che non si preoccupano di aumentare ad ogni costo e senza scrupoli il vantaggio della propria “parte”, ma si occupano con amore disinteressato di ciò che promuove e garantisce il bene di tutti. Cosa succederebbe se questi uomini e queste donne fossero il nerbo della classe politica e imprenditoriale? Se questo fosse lo stile dei rapporti e delle relazioni a tutti i livelli?». Insomma, serve davvero rimboccarsi le maniche. Insieme perché, per usare le sue parole, «siamo tutti sulla stessa strada». Un appello, il suo rivolto, a tuttotondo. Ai credenti e «a tutti coloro che hanno a cuore il bene dell'umanità». A chi ha orecchie per intendere, per essere più semplici. Da Sant'Abbondio, monsignor Coletti ha parlato (nel giorno in cui divampa la polemica sulle affermazioni di Gheddafi che punta a convertire all'Islam l'Europa), proprio sulla religione di Allah: «Non arretreremo mai perché abbiamo gustato la bontà del Signore e di quanto è importante vivere da figli, non da schiavi».
Gisella Roncoroni
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L'omelia del vescovo