Nel piano territoriale
un'occasione per Erba
Sembra finalmente vedere qualche cenno di dibattito (anche se ancora con un ragionare molto alla larga) sul futuro della grande area, oltre 35 mila metri quadrati di strutture industriali dismesse, che si trova proprio nel cuore della città
Più volte in passato ho scritto che, dal pur mio modesto punto di vista, ma soprattutto da cittadino di schietta stirpe erbese, questa ampia trasformazione urbanistica dovrebbe essere l'occasione per dare finalmente a Erba un centro e una vera piazza. Approssimandosi, a quanto pare, i tempi di mettere giù idee e righe sulla carta, e poi cominciare a muovere le ruspe, vorrei affinare un po' questi, riconosco, un po' vaghi concetti di "centro" e di "piazza".
La storia purtroppo a Erba non ha lasciato quello che si potrebbe chiamare un cuore urbano che arriva da secoli lontani con la sua tradizione, la cultura e la trasmissione da una generazione all'altra di quell'amore per i luoghi degli avi che è la dote di una vera e salda comunità. Ciò al contrario di altri grossi centri, come per esempio Oggiono e anche Cantù (dove però mi pare si sia snaturato tanto). Erba è l'insieme di tanti piccoli paesi e in particolare dell'unione di Incino e Erba. Incino, come scrive Alberta Chiesa nel suo "Erba Incino mezzo secolo di vita" era un paese assai povero, addirittura "miserevole" senza la fortuna di avere famiglie in grado di costruire dimore di pregio e bei palazzi. A Erba (l'attuale Erba Alta) c'era invece tanto blasone e prosperità, ma questa era ricchezza di forestieri. Una volta uniti i paesi, Incino è cresciuto in fretta ma in maniera disordinata pensando poco alle qualità della vita dei cittadini. Erba Alta invece purtroppo è morta. Ecco dunque che sarebbe bello e importante che questa così grossa operazione di recupero delle aree industriali ripagasse Erba, anche se in piccola parte, comunque in un modo rispettoso della moderna urbanistica, di quanto la storia non ha consegnato alla città e alla sua comunità. Ovvero dare a Erba un centro storico nel vero senso delle parole nonostante, questo è ovvio, non ci saranno pietre in cui vibrano gli echi del passato, nemmeno monumenti o chiese.
Certo il percorso è difficile, pieno di spine perché sarà necessario un giusto equilibrio tra le esigenze di creare un ambiente il più possibile capace di fornire una adeguata qualità della vita e quello dei proprietari delle aree e dei costruttori che pure loro dovranno evidentemente avere vantaggi dall'operazione. Di sicuro non si potrà andare a mettere giù idee e disegni, prendere delle decisioni, così "alla buona", tanto meno un modo di procedere sull'andazzo. "questo a me, quest'altro a te", come è accaduto, purtroppo in passato. Ma alla guida del progetto, penso, debba essere collocato un esperto di grande valore e soprattutto "al di sopra di ogni sospetto".
Emilio Magni
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