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Mercoledì 06 Ottobre 2010
Spiaggetta sparita: "Condanna
per Droulers e il sindaco Saladini"
Cernobbio: le richieste del pm per la vicenda dell'area del Garòvo, dissolta a colpi di draga tra il 20 e il 24 maggio del 2007. Durissimo il magistrato con il grand hotel Villa d'Este: c'era, ha detto, «una prevenzione atavica»
E dire che la vicenda, secondo la Procura, di spunti per una riflessione più approfondita ne offrì a bizzeffe. Da più di cent'anni Villa d'Este mostrava la propria insofferenza nei confronti di quella spiaggetta alla foce del Garòvo, la cui esistenza, ha rimarcato il pm, era pacifica da sempre. C'è per esempio un'utilissima lettera con cui, a fine Ottocento, la direzione dell'hotel scrive al prefetto lamentando la presenza di «persone al lavoro», gente che lava e stende i panni ad asciugare, con evidente e grave nocumento all'immagine di un hotel già allora uso ad accogliere i più bei nomi della nobiltà europea. Durissimo, Pizzotti, con il grand hotel:nei confronti della «spiaggetta delle lavandere» (questo il suo nome originale), c'era, ha detto, «una prevenzione atavica», perché «questi straccioni (memorabile il blitz con cui il sindaco Saladini rimosse, poco prima che in Comune arrivasse la richiesta di dragaggio, una sorta di "palina" altimetrica collocata dalla Provincia di Como per segnalare l'approdo a natanti o nuotatori in difficoltà. Per la Procura fu rimossa abusivamente, solo per dare campo libero a Droulers e al suo disegno. Del resto, ha aggiunto il pm, non si capirebbe la fretta indiavolata con cui Capsoni diresse poi le operazioni di dragaggio, «come un falchetto che disponeva "fai qui", "fai là"» (lo hanno raccontato in aula i tecnici della azienda che in quei giorni operò sul "cantiere"), senza che nessuno avesse mai impugnato una bindella: «La tristezza di questa storia è tutta qui, nel fatto che i lavori si conclusero una volta raggiunto il muro - ha aggiunto Pizzotti - E quanto all'asta graduata collocata dopo (sarebbe servita a provare l'altezza delle acque, ndr), fu come una bella sirena, uno specchio per allodole....». Nessun alibi, insomma, neppure sventolando la sanatoria strappata a cose fatte, «funerale tetro e squallido» di una spiaggetta che esisteva da sempre, di cui c'è traccia concreta financo nel catasto Teresiano: «L'ente che doveva tutelarla (il Comune, ndr) se ne sinteressò completamente, abdicando alla sua funzione pubblica». Al termine della requisitoria, sono intervenuti gli avvocati Sandro Damiani (che assiste Sidoti e Falanga)e Marco Franzini, per la Pinto e la Cavadini, associandosi ovviamente alle richieste di assoluzione. Si torna in aula il 18 novembre, con le arringhe dei difensori:Renato Papa, Giuseppe Sassi, Claudio Bocchietti.
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