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Sabato 16 Ottobre 2010
Frontalieri non più topi
La Svizzera ci ringrazia
Pagina a pagamento acquitata sul Corriere del Ticino per dire grazie ai lavoratori frontalieri. Una risposta alla campagna "balairat"
COMO «Nella mia ditta lavorano 38 frontalieri e sono il fiore all'occhiello di questa azienda». Parole chiare. Senza possibilità di essere fraintese. Pronunciate e messe nero su bianco da un imprenditore di Lugano-Viganello. E ce ne sono molte altre. Dello stesso tenore. Sempre e solo nel rispetto della dignità delle persone, donne, uomini, di ogni paese di ogni età e, specialmente, nel rispetto di chi lavora. Le stanno raccogliendo, anche su internet, i fondatori del movimento «Frontalieri grazie».
Nato con una serie di obiettivi precisi: difendere la dignità dei lavoratori varesotti e comaschi impiegati in Ticino, contrastare le campagne come quella di «Balairatt», e sottolineare l'importanza, per il tessuto produttivo - economico - sociale del frontalierato. Ieri mattina il primo atto. Con un'ottantina le firme che si sono potute leggere a tutta pagina, grazie ad un affissione a pagamento, sul Corriere del Ticino per dire «Frontalieri grazie».
Ad aderire all'iniziativa lanciata da Paolo Bernasconi, ex procuratore pubblico e professore universitario, sono stati fin da subito esponenti del mondo della cultura, dell'economia, della finanza e dell'impresa. Ticinesi che ritengono, a ragione, insostituibile in contributo dei frontalieri. Personalità di spessore. Come architetti, professori, avvocati, medici, direttori di banca, ma anche giornalisti che si sono schierati a favore dei varesotti impiegati in Ticino. «A voi diciamo grazie per il contributo e per l'amicizia - si legge - che avete dato e continuate a dare». Ma non solo. Perché dal gruppo «Frontalieri grazie» si auspicano anche la fine degli attacchi indiscriminati. Per questo vogliamo invitare «sia il Cantone, sia i singoli comuni, affinché intervengano in futuro contro le affissioni offensive della personalità dei frontalieri, esercitando le loro competenze in applicazione della legge cantonale sugli impianti pubblicitari e della legge sul demanio pubblico». I ratti che ballano, insomma, sono stati zittiti dal gotha culturale ed economico del Canton Ticino. Mandando in archivio, a suon di testimonianze dirette sul valore e l'importanza del frontalieriato, gli attacchi elettorali dell'Udc svizzero. «Per il Ticino - confermano da “Frontaliari grazie” - il lavoratore frontaliere rappresenta inoltre un ottimo affare, in quanto, grazie al bacino lombardo-piemontese, può attingere a lavoratori dai profili professionalmente anche molto alti a costi decisamente più convenienti rispetto alla manodopera locale».
Del resto anche la consigliera di Stato Laura Sadis, in tempi non sospetti e ben prima dello sfogo di «Balairatt» che rientra comunque in logiche elettorali tutte interne alla Svizzera, era stata davvero chiara.
«Le oltre 19.000 imprese che oggi operano in Ticino contano 173.00 addetti, dei quali quasi 45.000 sono lavoratori frontalieri. Senza questi lavoratori frontalieri - aveva sottolineato al congresso nazionale dell'Unione Svizzera delle arti e mestieri -settori come l'industria, l'edilizia o la sanità si ritroverebbero in ginocchio».
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