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Giovedì 21 Ottobre 2010
Cantù, che cosa succede
ad andare a trenta all'ora
Dopo le polemiche sulla sicurezza sulle strade, abbiamo provato a sperimentare una soluzione che, in teoria, dovrebbe funzionare: la zona trenta. Ma nessuno rispetta i limiti. Noi ci abbiamo tentato
CANTU' Da giorni La Provincia sta parlando della sicurezza sulle strade cittadine. Di attraversamenti pedonali invisibili, di marciapiedi assenti, di auto che sfrecciano e di controlli che latitano. Eppure, proprio nel centro storico, la soluzione ci sarebbe già, in teoria. E' la zona trenta, dove il pedone ha la precedenza sulle auto e dove il limite è quello dei trenta all'ora. Di per sé, un'idea brillante. In teoria. Perché i problemi restano la quantità di traffico, i limiti non rispettati e la segnaletica spesso carente, che dice quando si entra nell'area trenta ma non quando si esce.
Abbiamo sperimentato il viaggio nella Ztl in una mattinata qualunque, mercoledì. Verso le 10, a un orario nemmeno di punta. In largo Adua, Pianella, il totem con il pannello digitale ricorda l'ingresso in una zona ad acceleratore controllato. Vietato superare i 30 o, in teoria, si rischia la multa. Grazie ai dossi artificiali posti all'ingresso, il pedone di Pianella vive la condizione più tranquilla. Anche grazie al ramo morto di via Dante, utilizzato solo da chi, trovatosi in piazza Garibaldi, si rende conto di aver sbagliato strada e torna indietro. I guai iniziano alla fine di via Volta. A sinistra, il marciapiede non c'è. A destra, è stretto e non molto rialzato. Le auto passano vicine ai pedoni. Prima di incolonnarsi in piazza Garibaldi: un'auto si ferma per far scendere un passeggero esitante. Svelto attraversa la strada senza guardare e raggiunge altri passanti sul bordo recinzione per i lavori in piazza. Si sfila con gli specchietti delle auto vicini ai gomiti.
Alla svolta tra via Manzoni e via Parini, diversi automobilisti ignorano le zebre. A piedi, chi passa ringrazia. Intanto, a trenta all'ora, l'auto che segue inizia a tallonare. Ma bisogna fermarsi. Dal palazzetto Parini, il bus mette la freccia per ripartire dal capolinea. Forse la strada è stretta, o la manovra troppo larga. L'autista si avvia con grinta, e sfiora un auto parcheggiata dall'altra parte, invadendo il parcheggio seguente, per fortuna libero. In via Roma, è il momento degli insulti. La causa, è il limite dei 30 che rispettiamo per tutto il percorso. «Ma che caspita stai facendo?», il grido da dietro, con imprecazione volgare a condire. Segue, una decina di metri dopo, un nervosissimo colpo di clacson. L'automobilista si calma dopo aver trovato parcheggio.
In piazza Garibaldi, poco dopo, è questione di intuito. Senza strisce, con i pedoni ci si intende a sguardi o a gesti. Uno di loro rinuncia a schiodarsi da via Matteotti e rimane dov'è. Pochi metri dopo, il caotico finale di via Ariberto. Zero marciapiedi, auto che accelerano nonostante il divieto e pedoni ovunque. Il punto più pericoloso. La Ztl dovrebbe finire all'altezza di viale Madonna, e beato chi lo sa. Non si vede nessun cartello. Tanto, chi ha osservato il limite?
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