La nostra verità
e quella di Di Bari

Dopo le accuse di "strumentalizzazione" al nostro giornale pubblicate nel sito del Calcio Como

Ci sono modi diversi di leggere i fatti, o di raccontarli. Ci sono anche modi e modi per esprimere le proprie opinioni. Noi, il nostro giornale e noi cronisti dello sport, siamo abituati a raccontare la verità o ad adoperarci per farlo, senza alzare mai troppo i toni e senza scrivere nulla che non abbia fondamento. E' il nostro costume, ci sono centinaia, migliaia di articoli che portano le nostre firme - non è plurale maiestatis, nostre di noi giornalisti di queste pagine - in vent'anni e più di lavoro a testimoniarlo.
Invece no, invece dal sito ufficiale del Calcio Como, quindi in maniera che più pubblica non si può, apprendiamo che siamo persone poco intelligenti - perchè non capiamo quello che ci succede intorno dandone un'interpretazione "totalmente contraria" - e decisamente bugiarde. Visto che dalla suddetta società, anzi il presidente, ci spiegano - grazie di cuore - che dovremmo scrivere cose che "corrispondono alla verità o che quantomeno le si avvicinino il più possibile", evidentemente perchè a loro giudizio non lo facciamo. Ed è giusto che lo facciano sapere a tutti, ci mancherebbe. E' proprio per questo, quindi, che ci permettiamo di rispondere, per amore di verità e perchè offesi in pubblico. Non per farci i fatti nostri, ma per evitare che a essere presi per i fondelli siano i nostri lettori leggendo quel comunicato.
La squadra del Como, sotto i nostri occhi, martedì non si è allenata. Di mezzo c'era la questione degli stipendi, e lo stesso Di Bari ce ne ha fornito conferma la sera stessa, parlando di una telefonata intercorsa tra lui e i suoi giocatori. La versione ufficiale, fornita con molta dignità dalla squadra - e di questo ne è stato dato atto puntualmente sul giornale - era che il problema fosse un altro, un confronto tecnico. Avendo assistito di persona ai fatti - e non di nascosto, tra l'altro -, avendo parlato con lo stesso presidente la sera stessa, abbiamo semplicemente raccontato quello che accadeva, sottolineando anche che il problema è già in fase di soluzione e che i ritardi erano molto banalmente dovuti ai continui tentennamenti nelle trattative societarie.
C'è qualcosa di offensivo in tutto ciò? Non ci pare. E neppure niente di falso, perchè noi il falso non lo scriviamo. Perchè allora offendere in pubblico noi e la nostra professionalità? Non sarebbe meglio spiegare come stanno le cose con modi più consoni, senza minacciare ritorsioni da parte dell'Ufficio legale del Calcio Como?
Qui qualcuno ha veramente perso l'equilibrio e anche un po' la buona fede, e non siamo noi. Ultima cosa, si richiama la sottoscritta a una maggiore "coscienza professionale" perchè notizie infondate mettono a rischio l'ingresso di nuovi soci. Cosa c'è di infondato nella notizia che il Como non ha ancora pagato gli stipendi, confermata da tutti, Di Bari in primis? Non è forse il contrario, non è forse stato il nascondere goffamente certi "particolari" a chi voleva e vuole via via avvicinarsi al Como ad aver rovinato più di una trattativa? La verità no, può essere spiacevole ma non danneggia nessuno. Ed è per questo che è e resta sempre per noi la strada da seguire. Sempre.
Lilliana Cavatorta

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