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Sabato 30 Ottobre 2010
"Gli Svizzeri discriminati
Difficile lavorare in Italia"
l ministro delle Finanze del Canton Ticino: "Gli Accordi bilaterali funzionano a senso unico. Da voi, a Como, ostacoli burocratici incomprensibili"
COMO - Gli Accordi bilaterali tra la Svizzera e l'Unione Europea che coinvolgono in modo particolare le terre di confine, sono in realtà ... unilaterali.
«Perché, si chiedono cittadini ed imprese ticinesi, in Svizzera apriamo il mercato senza alcun ostacolo burocratico a lavoratori ed aziende italiane, mentre noi non possiamo fare altrettanto in Italia? Si tratta di Accordi Bilaterali o unilaterali?» è la domanda posta da Laura Sadis, ministro all'Economia e alle Finanze del Governo del Canton Ticino. Un quesito che ha fatto da traccia al confronto tra le due realtà di confine durante il convegno che si è tenuto alla Facoltà di giurisprudenza dell'Università dell'Insubria organizzato dal Centro di diritto svizzero. Un'occasione per fare il punto sugli accordi che hanno rivoluzionato il modo di lavorare oltre confine. Tra le personalità presenti, il console svizzero a Milano, il console italiano a Lugano, il parlamentare ticinese Fulvio Pelli. Sul versante comasco, avvocati, sindacalisti, qualche operatore o responsabile di associazioni quotidianamente a confronto con il mondo dell'economia e del lavoro del Canton Ticino. «L'efficacia degli accordi bilaterali - ha sottolineato l'onorevole Sadis - è oggetto di costante dibattito nella Confederazione elvetica non fosse altro che a fronte di un 59,6 % di Svizzeri che ha votato a favore, il 66% dei ticinesi ha votato no». «E' il riflesso di un diffuso sentimento di preoccupazione per le conseguenze degli accordi sull'economia e il mercato del lavoro» ha ammesso la Sadis. «Punto centrale – ha motivato – è garantire il rispetto e la correttezza delle regole del gioco da parte di tutti gli attori. L'Italia continua, purtroppo, ad adottare provvedimenti che ostacolano l'attività degli operatori economici elvetici».
Difficoltà che tuttavia incontrano anche le imprese comasche che lavorano oltre confine, ha fatto notare Giovanni Moretti, rappresentante della Camera di Commercio italiana in Canton Ticino. «Perché - ha chiesto - il Cantone non attiva politiche per le imprese ticinesi che vogliono lavorare su un mercato così ricco come quello lombardo?».
In realtà qualcosa è stato fatto, ha ricordato Nello Parravicini, componente di giunta della Camera di Commercio di Como. Esiste un vademecum per le imprese svizzere che vogliono lavorare in Italia con le indicazioni su come aggirarsi tra le complicazioni. Stesso documento per le imprese italiane che vogliono lavorare in Svizzera.
Maria Castelli
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