Cultura e Spettacoli
Venerdì 19 Novembre 2010
L'arte umile e virtuosa
del falegname-architetto
A Diébédo Francis Kéré il BSI Swiss Architectural Award. Figlio di un capo villaggio del Burkina Faso, vive e insegna a Berlino
Figlio maggiore del capo del villaggio di Gando nel Burkina Faso, Diébédo Francis Kéré ha il volto orlato dalle incisioni rituali che ne significano il rango e preludono a un destino fuori dall'ordinario. E di ordinario, infatti, vi è ben poco nella sua storia, a cominciare dal mestiere scelto nella prima gioventù, quello di falegname che prelude alla sua professione di architetto: un mestiere comune, se non fosse che nel suo paese le costruzioni in legno sono rare perché soggette alla minaccia delle termiti. Una scelta che, però, gli offre l'occasione di lavorare per un programma del ministero tedesco per la cooperazione economica e lo sviluppo, e di allacciare i primi contatti con quella che diverrà la sua seconda patria. Nel villaggio di Gando realizza le sue prime opere di architettura, che si sono aggiudicate il prestigioso premio BSI Swiss Architectural Award 2010.
La giuria presieduta da Mario Botta ha voluto premiare Francis Kéré per la sua architettura essenziale, intelligente, dove il coinvolgimento delle comunità locali diviene progetto attivo per un miglioramento delle condizioni di vita in un contesto povero come il Burkina Faso.
Con Francis Kéré l'architettura ritrova i suoi significati più profondi, legati a un'attività in grado di affrontare importanti problemi là dove ristagnano sacche di povertà e sottosviluppo che l'architettura non può ignorare: «il suo linguaggio - sottolinea Botta - ci ripropone immagini di fondamentali elementi di grammatica compositiva: i setti delle murature di cotto che lavorano a gravità e le leggere coperture che diventano veri e propri ombrelli al di sopra degli spazi di vita. Un'architettura di grande umiltà, che indica con forza come l'etica del costruire talvolta conduce ai meravigliosi silenzi del linguaggio poetico».
I due edifici scolastici e le abitazioni per docenti, vincitrici del Premio, sono rappresentativi di un modo d'intendere l'architettura che mira a innescare trasformazioni virtuose e durature. Ma non solo. Ci ricordano quanto possa essere ricca un'architettura povera fatta di qualità spaziali, climatiche, luministiche, tattili.
L'obiettivo che si propone il suo lavoro, come esplicita la motivazione al Premio, non è solo quello di provvedere il villaggio di una scuola migliore, ma di coinvolgere l'intera comunità nella sua costruzione, così che vi si riconosca pienamente, identificandola come il frutto di un lavoro collettivo e di un progetto comune. In che senso?
Tutti i miei progetti sono stati realizzati da giovani specialmente formati per l'occasione: e se questo non è forse il modo più rapido o conveniente per fare architettura, in una prospettiva di lungo termine è certamente il più sostenibile. È proprio questa componente "didattica" a caratterizzare la mia architettura e a determinare alcune scelte costruttive, come quella, applicata nelle scuole di Gando e di Dano, di lasciare a vista la muratura invece di ricoprirla, come invalso nella tradizione costruttiva locale, con un intonaco argilloso talora miscelato ad additivi organici. Il nuovo edificio dovrà perciò tener conto, oltre che delle caratteristiche climatiche locali, delle peculiari condizioni in cui verrà realizzato. Le tecniche costruttive dovranno essere semplici, così da poter venire assimilate dalle maestranze locali, e i materiali da costruzione facilmente reperibili, per ridurre al minimo i costi e sfruttare le risorse locali.
I suoi progetti seguono i proncipi di sostenibilità e della architettura bioclimatica?
Il progetto dell'ampliamento di un complesso scolastico preesistente a Dano del 2007, situato ai margini di una piccola cittadina del Burkina Faso utilizza materiali locali ed è improntato a criteri di sostenibilità ambientale per rispondere alle specifiche condizioni climatiche. Il nuovo edificio chiude, con la sua pianta a L, l'angolo meridionale del complesso scolastico ed è orientato in modo tale da ridurre l'insolazione delle pareti, a loro volta ombreggiate da una copertura dal profilo ondulato. Mentre l'ampliamento della scuola elementare a Gando del 2008, ha seguito i medesimi principi bioclimatici dell'edificio originario, traducendoli però diversamente. Invece del soffitto massivo usato nel primo caso, si è qui ricorso a una volta provvista di spiracoli per evacuare l'aria calda e illuminare l'ambiente. Ragioni climatiche hanno indotto a integrare nella volta parti cave: l'aria ivi contenuta funge infatti da cuscinetto e limita il surriscaldamento dell'aula. La protezione dagli agenti atmosferici è garantita, anche in questo caso, da un tetto in metallo d'ampio aggetto. Riscaldandosi per l'azione del sole, il tetto di lamiera favorisce la ventilazione tra le due coperture, facilitando l'evacuazione dell'aria surriscaldata e dunque fungendo da motore del sistema di ventilazione naturale.
Alessandra Coppa
© RIPRODUZIONE RISERVATA