Homepage / Como città
Venerdì 19 Novembre 2010
Como, altro che indultino
Entro Natale 80 scarcerazioni
Con il dcreto approvato in Senato un altro centinaio di detenuti godrà dei benefici il prossimo anno. Il Bassone che scoppia tirerà il fiato, ma rischia di aumentare il lavoro per polizia e carabinieri
COMO - Grandi aspettative nel carcere del Bassone: 80 detenuti potrebbero uscire entro Natale e un altro centinaio nel giro di pochi mesi. Il Senato ha approvato la norma «svuota carceri», già approvata dalla Camera e che perciò diventa legge dello Stato, nonostante la fiera assicurazione di autorevoli parlamentari della maggioranza che non sarebbe mai passata, principalmente per riguardo alle vittime per le quali il torto subìto non passa mai e, tanto meno, il dolore. La norma prevede che i detenuti possano scontare i residui di pena inferiori ad un anno agli arresti domiciliari, oppure in una comunità terapeutica se tossicodipendenti ed i numeri sui chiavistelli che girano non sono ancora ufficiali perché ogni posizione dev'essere vagliata, con relazione degli educatori nel giro di 30 giorni e dev'essere stabilito se il beneficiario del provvedimento ha una casa dove andare. Chi uscirà, dunque? «Radio carcere» si avvicina alle cifre con cautela: il 40 - 50% è costituito da extracomunitari che potrebbero anche essere senza fissa dimora e non avrebbero neppure intenzione di chiedere di scontare la pena al proprio Paese, una percentuale che sale se si considerano i neo comunitari.
Ma che cosa cambierà al Bassone? Viste le tendenze, ne esce uno e ne entrano due. I dati comunicati nel maggio scorso dalla direttrice Maria Grazia Bregoli indicano 1057 ingressi al Bassone in un anno e 602 uscite, 411 trasferimenti e 37 denunciati per reati consumati dietro le sbarre. Le forze dell'ordine consegnano al carcere di Como mediamente tre arrestati al giorno per ogni tipo di reato, secondo i dati risalenti all' agosto scorso e i recidivi, comunicati in una conferenza stampa dei sindacati di polizia penitenziaria, sono 7 su 10. «Il carcere non è un'accademia del crimine - ha detto il ministro della Giustizia, Angiolino Alfano - È interesse dello Stato fare tutto ciò che è possibile per offrire ai detenuti un'altra possibilità, mostrare una strada diversa da quella che ha portato in carcere»: parole che hanno trovato e trovano un terreno fertile al Bassone, dove sono in corso progetti di rieducazione e di reinserimento sociale, pur con tutte le difficoltà del caso, 590 detenuti, 220 agenti di polizia penitenziaria, almeno sulla carta, sovraffollamento, casi particolari. Ma direzione, agenti, educatori, volontari stanno lavorando perché chi ha scontato la pena possa tornare rieducato alla società. Con qualcuno, il lavoro dev'essere particolarmente duro: è ormai entrato nella leggenda un 43enne che nei mesi scorsi è uscito dal Bassone a mezzogiorno ed è stato arrestato alle tre e le porte sono girevoli per un individuo che in dieci anni è entrato ed uscito dal carcere cinque volte. Le pene alternative non sono di facile applicazione, mentre c'è chi ha già avuto uno sconto con i riti alternativi, abbreviato o patteggiamento, che riducono un terzo della pena, predisposti per accelerare i tempi della giustizia. Ma ora sono le forze dell'ordine sul territorio ad interrogarsi: dovranno organizzare la vigilanza sugli arrestati a domicilio. Quanti uomini sono necessari, quante pattuglie, quante auto e quante carte, quante evasioni dovranno mettere nel conto? «Radio Carcere», invece, dice che si può contare sul cambiamento di esseri umani che tornano a casa decisi a non rientrare mai più.
Maria Castelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA