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Venerdì 19 Novembre 2010
Ca' d'industria paga Scarano
ma solo per non lavorare
Sospeso perché accusato di essere un sobillatore: gli restituiscono lo stipendio ma lo lasciano a casa
COMO - Davide Scarano torna a ricevere lo stipendio pieno. In cambio non andrà al lavoro. La novità - senz'altro favorevole al dipendente, un po' meno alle casse della Fondazione - è il frutto di una mediazione conclusa ieri mattina a ridosso dell'udienza in cui si sarebbe dovuto discutere il ricorso urgente presentato dal suo avvocato, il legale Fulvio Anzaldo, ben deciso a ottenere la revoca del provvedimento di sospensione (e di riduzione dello stipendio), che il cda aveva deciso di comminargli dopo l'apertura dell'indagine penale.
Al termine di un breve incontro nello studio degli avvocati nominati da Cà d'Industria (Michele Trioni e Pier Francesco Lotito), è stato diramato il seguente comunicato: «Le parti hanno avuto modo di incontrarsi, di discutere ed approfondire le questioni controverse e di chiarire parzialmente la vicenda. A seguito di tale contatto, la Fondazione Ca' d'Industria, preso atto della situazione familiare del lavoratore e dei chiarimenti dallo stesso rassegnati, ha concordato di garantire il mantenimento delle condizioni retributive ferma restando l'assenza dal lavoro. Ciò al fine di salvaguardare tutti i diritti del lavoratore nell'ambito del rapporto di lavoro. Le parti, inoltre, hanno pattuito di incontrarsi nel breve periodo per esaminare ancora di più nel dettaglio tutte le dinamiche della vicenda per compiere un ulteriore passo che possa portare al superamento degli originari contrasti». Cosa significa? La lettura tra le righe suggerisce una robusta retromarcia da parte del cda della Fondazione, molto solerte, all'indomani delle proteste per l'esternalizzazione del servizio mensa, nell'accusare Scarano di avere aizzato le folle contro il presidente Pellegrino. Per l'inchiesta penale non sarà possibile chiudere tutto con un comunicato. Il dipendente finirà davanti a un tribunale, sulla scorta delle dichiarazioni di quattro membri del cda i cui nominativi si conosceranno a breve, in occasione della richiesta di rinvio a giudizio del pm Daniela Meliota, attesa per i prossimi giorni. Dovranno andare in aula a testimoniare, come del resto faranno i tanti che nelle ultime settimane si sono attivati per difenderlo, disposti a giurare di non averlo mai sentito pronunciare frasi ingiuriose o sobillanti nei confronti di chicchessia. «È evidente - ha detto ieri Anzaldo, che difende Scarano insieme al collega Maurizio Lo Gullo - che con l'accordo di oggi il mio cliente è stato rimesso nelle condizioni di potersi difendere serenamente in un processo nel quale è bene intenzionato a dimostrare la propria innocenza». Nel frattempo, Ca' d'Industria lo pagherà per restarsene a casa.
Stefano Ferrari
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