Bea: testimonianza shock
sull'omicidio del lago

Il resoconto del marito assassino sconvolge con i suoi particolari il pubblico nell'aula di giustizia di Lugano. Martedì o mercoledì la sentenza

LAGLIO - La sentenza è attesa per martedì, al più tardi mercoledì, ma l'ultima deposizione di Marco Siciliano, 32 anni, ha scosso l'aula del tribunale di Lugano dove è in corso il processo per l'omicidio della moglie, Beatrice Sulmoni, 36 anni, ritrovata cadavere nel lago a Laglio lo scorso mese di marzo.
Alcuni particolari emersi, come il fatto che la donna fosse ancora semicosciente quando lui l'ha soffocata e si è quindi disperatamente difesa fino all'ultimo respiro, o quando con una sega il marito ha tentato di decapitarla (riuscendoci parzialmente), hanno impressionato il pubblico, fra i quali diversi parenti della vittima.
Marco Siciliano ha anche raccontato come, praticamente per caso, abbia scelto di gettare il cadavere della moglie nel lago di Como: «Sono andato lì a casaccio, non c'è una spiegazione. Io ad Argegno ero stato solo una volta con mia moglie e il bambino per partecipare a una marcia» - è stata la precisazione dell'imputato, che poi ha spiegato meglio il tragitto dopo aver caricato il cadavere della moglie nel bagagliaio della sua vettura.
«Ero uscito dalla Svizzera dal valico di Pizzamiglio - Maslianico e poi avevo proseguito dritto, arrivando praticamente a Milano. Avevo bisogno di pensare, di prendere tempo. A quel punto ho deciso di uscire dall'autostrada e tornare utilizzando la superstrada e una volta arrivato in zona Como ho svoltato verso la strada del lago».
Qui inizia un racconto raccapricciante, una volta che Siciliano si era accostato e in una piazzola all'altezza di Argegno aveva tentato di decapitare la moglie usando una sega «Non so dire perché abbia infierito sul corpo di Bea. Ero arrabbiato e in panico». Particolari che hanno sconvolto il pubblico presente in aula, qualcuno è uscito perché non ce l'ha più fatta ad ascoltare la truculenta ricostruzione.

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