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Lunedì 22 Novembre 2010
Cermenate, don Vittorio saluta
"Ma lascio una comunità viva"
Don Vittorio Bianchi dopo oltre 18 anni alla guida della parrocchia cermenatese, dal 1 di dicembre si trasferirà ufficialmente nel Lecchese, ad Abbadia Lariana. Passa il testimone a don Luciano Larghi: «Adesso capirà come cambia la musica. Ma so che è stimato»
CERMENATE Abbracci, risate, confidenze, qualche groppo in gola e parecchi occhi lucidi. E vere e proprie calorose standing ovation, scoppiate spontanee più volte facendo risuonare la chiesa di San Vito e Modesto del suono caloroso degli applausi, in una serata con un tempo da lupi. La serata del saluto a don Vittorio Bianchi, che dopo oltre 18 anni alla guida della parrocchia cermenatese, dal 1 di dicembre si trasferirà ufficialmente nel Lecchese, ad Abbadia Lariana.
Quasi due decenni spesi all'insegna del fare e un'impronta indelebile lasciata nella comunità, che negli ultimi due giorni gli si è raccolta attorno prima della partenza. Ieri mattina è stata la volta della messa solenne, celebrata nella parrocchiale gremita – che proprio don Vittorio ha contribuito a rinnovare, dalle statue al nuovo portale per inaugurare il quale, l'anno scorso, arrivò il vescovo Diego Coletti – alla presenza degli amministratori e dei fedeli. La sera prima, sabato, era toccato alle associazioni riunirsi per porgergli, una alla volta, l'arrivederci e un grazie per quanto realizzato insieme in questi anni. E accanto a lui don Luca Giansante «che però presto vi lascerà per diventare pastore», ha scherzato don Vittorio, e don Luciano Larghi, suo attuale collaboratore cui passa il testimone «e che, diventato pastore, adesso capirà come cambia la musica. Ma so che è stimato, e che questa continuerà a essere una comunità viva». Una lunga serata che s'è voluta priva di ufficialità ma colma d'affetto, che ha rappresentato anche l'occasione per rievocare, attraverso immagini e racconti, il cammino percorso insieme, da quel giorno del 1992 che vide arrivare don Vittorio in paese, dopo essere passato da Rebbio e Stazzona, dove ha contribuito a creare la sagra dei crotti stazzonesi. Una sua caratteristica, l'amore per la buona cucina, nota, tanto più che il sacerdote è cappellano della confraternita della Padellina d'oro, associazione di cultura enogastronomia fondata nel 1971 da Filippo Valsecchi. E che ha fatto storcere qualche naso, in passato, «ma io ho sempre promosso occasioni per stare insieme, come comunità, perché il Signore si vede in questo, nei rapporti umani».
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