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Sabato 04 Dicembre 2010
La violenza in famiglia
scoppia durante le feste
Finiscono in ospedale, ma anche se decidessero di non tornare più a casa dall'uomo che le ha picchiate, non sanno dove andare. E sono le feste e i fine settimana i periodi più a rischio per chi vive con mariti o compagni violenti
COMO «Donne maltrattate, stiamo definendo le azioni di prevenzione e di intervento per il 2011. Ma c'è un problema urgente da risolvere: il 10% delle vittime di violenze non può tornare in famiglia. Deve trovare subito un'alternativa»: l'assessore provinciale ai servizi sociali, Simona Saladini, esamina la situazione. In cinque anni, osserva, è stato fatto molto, è stata costituita una task force, coordinata dall'assessorato provinciale ai servizi sociali e alle Pari opportunità, che ha ottenuto un finanziamento di 82mila e 700 euro dal ministro Carfagna per progetti di formazione, sportelli telefonici, supporti specialistici e ha aggiunto 30.000 euro propri per campagne informative e per l'ampliamento degli orari dei servizi. «Il problema si pone nei giorni festivi, molteplici in dicembre, quando la rete di servizi non funziona – spiega l'assessore Saladini - Eppure, è proprio durante le feste che le crisi di violenza si scatenano. Le donne che le subiscono si recano al pronto soccorso, ma non possono rimanere in ospedale, superata la fase acuta. Tornare in famiglia sarebbe come tornare dal bruto. Inoltre, in diversi casi, ci sono bambini da proteggere». Le strutture d'accoglienza spesso non hanno posti per l'urgenza: «È il punto sul quale dovremo lavorare l'anno prossimo ed è un punto critico. Non possiamo costruire una struttura apposita – sottolinea l'assessore – i costi sarebbero insostenibili. Siamo orientati a stipulare convenzioni con le strutture che già esistono, perché mantengono qualche posto per i casi d'emergenza». In diciotto mesi, da quando è stato istituito il Tavolo di coordinamento per la prevenzione delle violenze e per gli interventi a sostegno delle vittime, sono stati censiti 600 casi di maltrattamenti. E nel 70% dei casi, i responsabili sono coniugi o compagni e parenti; in un altro 20% si tratta di ex. Metà della vittime hanno subito violenze fisiche ripetute; il 30% violenze psicologiche, il 10% economiche e non sempre la tipologia è una sola, il tipo di maltrattamento può essere multiplo. Infatti, sono 600 le vittime, ma 1050 i maltrattamenti, che possono essere fisici e psicologici nello stesso tempo, per esempio. «Il fenomeno dei maltrattamenti sulle donne emerge in tutta la sua drammaticità – riflette l'assessore – e una serie di evidenze porta a riflettere. Quasi il 60% delle vittime ha un'età compresa tra i 28 e i 48 anni; la metà è occupata, spesso alto il livello di studi»: significa che non è un quadro di degrado e di emarginazione quello in cui si sviluppa la violenza. Dietro la porta di casa di famiglie da Mulino Bianco avviene l'impensabile tanto da far pensare che la prima vittima sia il maltrattatore,vittima di se stesso. Molte donne lo sanno, sono ancora riluttanti a far denuncia, hanno ancora paura o vergogna, pensano di farcela da sole, tendono a giustificare ed è per questo che la parte conosciuta è verosimilmente la punta di un iceberg sotto traccia. «Vittime di se stessi: ne siamo consapevoli – prosegue l'assessore – ma il primo obiettivo che volevamo raggiungere è proprio quello della sensibilizzazione, è proprio quello di istituire una rete, fatta da istituzioni e da volontariato, per le vittime che non possono aspettare. L'intervento delle forze dell'ordine è spesso indispensabile, ma l'aiuto è di tipo sociale. E certo che bisognerà lavorare sui maltrattatori non solo con la punizione». Il Tavolo di coordinamento è composto da amministrazione provinciale,prefettura, questura, carabinieri, Comune di Como e Comuni maggiori, Telefono Donna e Caritas, ospedali, Asl, ufficio scolastico provinciale, aziende e consorzi sociali. «Il messaggio – conclude l'assessore – le vittime non sono sole».
Maria Castelli
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