Razionalismo vivente

Rilettura critica di Terragni & seguaci, fino a Libenskind

Un bella foto di Carlo Pozzoni della Casa De Fascio è la copertina del libro "Razionalismo lariano, riletture e interazioni" appena pubblicato da Maggioli che raccoglie i contributi del seminario attivato, nell'ambito il mio corso e quello di Giovanna D'Amia di Storia dell'architettura contemporanea al Politecnico di Milano. I saggi raccolti, che si devono per la maggior parte a ricercatori, dottori di ricerca, dottorandi e laureati di questa e altre facoltà, riflettono in qualche caso linee di indagine ancora in corso e offrono  inediti contributi critici che tendono a definire i contorni di quella straordinaria stagione culturale che ha fatto della città di Como e delle sponde del Lario uno dei più fervidi laboratori della ricerca architettonica razionalista. L'attualità del razionalismo lariano, risiede nel principio dell'integrazione delle arti perseguito fin dalla fase di progettazione; il che comporta una forte disponibilità alla collaborazione interdisciplinare, una «attitudine polidimensionale» - così la definisce Cesare Cattaneo - ancora fortemente attuale, in un panorama culturale dove l'architettura è sempre più assimilabile alle arti visive, intesa come ricerca della sintesi di tutti gli elementi che concorrono alla realizzazione di un'opera architettonica.
L'unità d'intenti stabilita con i pittori "astratti" di Como che procede per addizioni, giustapposizioni, scomposizioni e ricomposizioni, approda - soprattutto nelle opere Terragni e di Cattaneo - ad un disegno modulato da svuotamenti, interruzioni, simmetrie negate, slittamenti e ritmi complessi Questo comporta il superamento della "grammatica omologata del razionalismo" così come dei semplici parametri funzionalisti, inaugurando una sperimentazione sulle possibilità combinatorie degli elementi costitutivi dell'architettura che sarà raccolta in anni recenti, pur con obiettivi ed esiti diversi, da progettisti come Peter Eisenman e Daniel Libeskind.
Eisenman ha proposto infatti un diverso approccio all'opera di Terragni, ignorando i valori simbolici di un singolo edificio e disinteressandosi dell'approccio letterario volto a descrivere le singole soluzioni affidandosi invece a un'analisi delle "relazionalità" fra le parti, ricostruendo le "intenzioni" attraverso la scomposizione delle parti. Muovendosi dalle analisi formali avviate da Colin Rowe fin dagli anni cinquanta, l'architetto americano è giunto a interpretare la Casa del fascio di Como come una scatola linguistica da smontare e rimontare, per quindi confrontarla con la più complessa casa di abitazione Giuliani Frigerio, scoprendo infine in entrambe valenze forse mai pensate da Terragni ma certamente molto suggestive. L'analisi degli aspetti sintattici delle forme architettoniche elaborate da Terragni era finalizzato, per Eisenman, in funzione delle proprie elaborazioni formali, tuttavia non ha mai nascosto il proprio debito verso Terragni.
Quando Daniel Libeskind  arriva a Como era il 1988. Attilio Terragni conversando di questo con Libeskind decise di organizzare un corso estivo di architettura dal nome "Summer Session in Como" attrezzando l'Asilo Sant'Elia (che Libeskind conosceva molto bene) per quattro settimane,  a scuola di architettura, e dare così a una sessantina di giovani la possibilità di vivere all'interno di un'architettura di Giuseppe Terragni appena restaurata. Lo scopo del seminario era quello di ideare progetti per la città di Como. Dai razionalisti all'attualità. Terragni e i razionalisti, riscoperti in questo volume, continuano da allora, ancora oggi a ispirare a e contaminare l'architettura contemporanea considerando la città e il territorio lariano come un laboratorio vivente tra storia e futuro.

Alessandra Coppa

© RIPRODUZIONE RISERVATA