Sisme, la solidarietà
cancella i 250 esuberi

Intesa unitaria sottoscritta anche dai Cobas: coinvolti 600 lavoratori. Ora si lavora alla ricerca di partner per un'eventuale riconversione

OLGIATE COMASCO Dopo una maratona di venti ore, raggiunto l'accordo sui contratti di solidarietà tra Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm Uil, Slai Cobas e la direzione aziendale della Sisme. Scongiurata la messa in mobilità di 250 lavoratori. Il grosso dell'intesa era stato definito l'altra notte, tanto che il sindacato aveva sottoscritto l'ipotesi di accordo. Restava lo scoglio del premio di risultato e aspetti correlati, motivo per cui l'azienda aveva rinviato la firma, apposta ieri come conferma il nuovo responsabile del personale, Sergio Luculli: «Ci eravamo riservati di sottoporre alla proprietà la parte riguardante aspetti di tipo finanziario non in linea col nostro documento programmatico. La proprietà ha voluto dare un ulteriore segnale di disponibilità, per cui abbiamo sottoscritto l'impegno a trattare su questo argomento e definirlo entro fine gennaio».
L'accordo prevede l'anticipo da parte dell'azienda della quota d'integrazione a carico Inps alle normali scadenze retributive; il mantenimento del servizio mensa e la maggiorazione del 5% su tutte le ore lavorate. Guardando oltre i contratti di solidarietà, sindacato e azienda hanno convenuto di: istituire un costante momento di analisi della situazione economico finanziaria; richiedere la costituzione di un tavolo istituzionale utile a verificare la fattibilità di un progetto di riconversione industriale nel settore dell'auto che preveda anche la collaborazione con altre aziende; intervenire sull'analisi dell'efficienza e produttività per migliorare la capacità competitiva dei prodotti della Sisme. In tal senso le parti si sono impegnate a realizzare un accordo entro il 31 gennaio, che valuti le basi di partenze del sistema premiante che misura l'efficienza di fabbrica. Sono fissate per martedì le assemblee dei lavoratori per spiegare l'intesa, che sarà sottoposta alla loro approvazione tramite referendum.
Alessandro Baietti, responsabile del personale uscente: «E' un accordo coerente con gli obiettivi di entrambe le parti. L'azienda ha fatto delle concessioni di tipo economico, fermo restando l'obiettivo di un recupero di produttività (6%) per generare risorse da finalizzare a investimenti. Va dato merito al sindacato di aver tenuto coese le quattro sigle». Luculli: «E' un punto di equilibrio sostenibile. E' un accordo positivo che consentirà anche di migliorare i rapporti, visto che coinvolge tutte le sigle sindacali e industriali. Si è chiuso un passaggio importante che dà serenità per un percorso sicuramente utile, in cui si cercheranno anche eventuali altre possibilità e nuovi partner». Concorda Alberto Zappa, segretario Fim Cisl: «E' stata una trattativa complessa e a tratti nervosa, che ha portato a un risultato importante che dà serenità ai lavoratori e toglie molte pregiudiziali poste dalle aziende sui contratti di solidarietà. Il caso Sisme dimostra che questo modello è riproducibile. Abbiamo ottenuto importanti garanzie occupazionali e di rilancio del sito di Olgiate. Ora lanciamo la sfida alle istituzioni e a partner privati affinché sostengano un piano di riconversione industriale». Giuseppe Donghi, segretario Fiom Cgil: «Si sono salvati 250 posti di lavoro e sono state poste le basi per un rilancio dell'azienda. E' un accordo positivo: anche i lavoratori in solidarietà mantengono la mensa; rispetto alla cassa integrazione». Alessandro Costantino e Maria Cristina Brombin dello Slai Cobas: «Sono stati salvati 250 posti. Abbiamo ottenuto la mensa per tutti e impegni sul fronte occupazionale e degli investimenti; siamo andati incontro all'azienda sulla questione costi, raggiungendo un punto di equilibrio tra le esigenze di maggiore efficienza aziendale e tutela del salario. Di più non si poteva fare». Michele Barresi, segretario generale della Uil: «E' un modello che farà scuola in tema di contratti di solidarietà, visto il numero di lavorati coinvolti (600). E' un buon accordo, speriamo sia sostenuto dai volumi produttivi».
Manuela Clerici

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