Arrighi cerca di evitare
il carcere a vita

Alberto Arrighi ha premeditato il delitto? E, quando ha puntato la calibro 22 contro Giacomo Brambilla, era capace di intendere e di volere? Il caso dell'omicidio dell'armeria di Como è tutto qui. Si fa per dire, perché in ballo ci sono da un lato accuse da ergastolo e dall'altro le conclusioni di uno psichiatra che sostiene non ci siano gli estremi clinici per condannarlo.

COMO Alberto Arrighi ha premeditato il delitto? E, quando ha puntato la calibro 22 contro Giacomo Brambilla, era capace di intendere e di volere? Il caso dell'omicidio dell'armeria è tutto qui. Si fa per dire, perché in ballo ci sono da un lato accuse da ergastolo e dall'altro le conclusioni di uno psichiatra che sostiene non ci siano gli estremi clinici per condannarlo. Nel mezzo una serie di calcoli tecnici che potrebbero far variare la pena finale per l'armiere comasco tra i 15 e i 30 anni.
L'appuntamento, nell'aula delle udienze preliminari del tribunale di Como, è per le dieci e mezza di questa mattina. Primo atto del procedimento che porterà alla sentenza per l'omicidio di Giacomo Brambilla. Un'udienza che si apre, ma che sicuramente non si chiuderà. Spazio alle questioni preliminari, con la scontata richiesta da parte di Ivan Colciago, difensore di Arrighi, del rito abbreviato. Una scelta che, da sola, consentirà all'armiere in cella dai primi di febbraio per aver ucciso e poi decapitato l'aspirante socio in affari di abbassare di un terzo la pena e, salvo clamorosi colpi di scena, evitare il carcere a vita.
Il pubblico ministero Antonio Nalesso, titolare dell'inchiesta, ha chiesto il processo di Arrighi contestandogli un reato da ergastolo: omicidio premeditato, occultamento e vilipendio di cadavere. La difesa, per contro, tenterà di smantellare la contestazione dell'aggravante della premeditazione. Nella memoria difensiva l'avvocato Colciago ha inserito, tra l'altro, la testimonianza di un ristoratore della zona di via Garibaldi che ricorda come Alberto Arrighi, il giorno del delitto, gli aveva riferito che stava aspettato Giacomo Brambilla. La tesi della difesa è chiara: può un uomo che ha premeditato un omicidio confidare di essere in attesa della sua vittima? La procura, forte del terribile filmato del delitto ripreso dalle telecamere interne all'armeria, insisterà con le sue contestazioni: la preparazione di un'arma diversa dalla pistola di proprietà di Arrighi, la predisposizione dei sacchi di spazzatura con cui è stato avvolto il corpo sono gli elementi più clamorosi a sostegno della tesi della premeditazione.
Ma nel voluminoso fascicolo che il giudice delle udienze preliminari, Maria Luisa Lo Gatto, si troverà a studiare compare anche una guerra di perizie psichiatriche: quella di Adolfo Francia, per la difesa, che giudica l'imputato vittima di una temporanea incapacità di intendere e volere e quella di Antonio Marigliano, per la procura, che conclude in maniera opposta. Per la sentenza, per ora, c'è comunque tempo.
P. Mor.

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