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Giovedì 30 Dicembre 2010
Delitto nell'armeria,
la sentenza tra un mese
Faccia a faccia tra Alberto Arrighi e i famigliari di Giacomo Brambilla. Il difensore dell'armiere chiede il rito abbreviato: più difficile la condanna all'ergastolo. Niente perizia psichiatrica. La discussione rinviata al 4 febbraio
COMO Quando il giudice leggerà la sentenza a carico di Alberto Arrighi saranno passati pochi giorni dall'anniversario del terribile delitto di via Garibaldi. E' stata fissata al 4 febbraio prossimo l'udienza in cui, salvo sorprese, verrà discusso il processo per l'omicidio di Giacomo Brambilla e al termine del quale il gup Maria Luisa Lo Gatto emetterà la sentenza. Stamattina, in tribunale, c'era anche l'armiere reoconfesso di aver ucciso e poi decapitato l'aspirante socio in affari. E' arrivato a palazzo di giustizia scortato da ben sette agenti di polizia penitenziaria. Scavato in volto, dimagrito rispetto a un anno fa, Arrighi ha assistito in silenzio alla breve udienza. Nell'aula anche il papà di Giacomo Brambilla, Luigi, e la moglie Domenica Marzorati. In una situazione di tensione palpabile tutto si è svolto nella più assoluta correttezza.
All'apertura dell'udienza il pubblico ministero, Antonio Nalesso, ha depositato delle integrazioni alla consulenza psichiatrica del suo perito. Quindi l'avvocato di Arrighi, Ivan Colciago, ha chiesto e ottenuto la possibilità di discutere il processo con il rito abbreviato, e quindi con la diminuzione di un terzo della pena finale. Si allontana, quindi, il rischio del carcere a vita per l'armiere di via Garibaldi, anche se in via teorica un'eventuale condanna all'ergastolo non è scongiurata. Niente perizia psichiatrica, in ogni caso: lo stesso difensore ha rinunciato a chiederla e il giudice, dal canto suo, non l'ha disposta. Ben difficilmente, il 4 febbraio, arriverà dunque un riconosimento dell'incapacità di intendere e di volere come pretende il consulente nominato dalla difesa.
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