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Domenica 02 Gennaio 2011
Il vescovo: "Crollo di nascite
Un suicidio collettivo"
«Lasciatemi elencare alcune situazioni, alcuni dati... Ancora quest'anno in Italia sono stati registrati 150mila aborti, secondo una media costante negli ultimi anni, e il tasso di natalità delle donne in età feconda presenti nel nostro paese comprese le irregolari, è sceso a 1.19, uno dei tassi più bassi del mondo». Così il vescovo Coletti nell'omelia di Capodanno
Il tradizionale rito del 31 dicembre in duomo era iniziato con «un saluto cordiale» del vescovo alle autorità, numerose, a cominciare dal prefetto Michele Tortora e dal sindaco di Como Stefano Bruni al vicepresidente della Provincia Paolo Mascetti, a rappresentanti di istituzioni, enti e associazioni, accomodati ai primi banchi.
«Un Dio che viene nel tempo, ci chiede di essere attenti a questa dimensione della nostra vita che si dipana giorno dopo giorno, ora dopo ora...», ha quindi suggerito Coletti sottolineando il contrasto fra un tempo «vuoto», inconsistente, sprecato inseguendo desideri angusti e un tempo «pieno» che prende forma nell'adesione al Dio che si fa carne, che si fa incontrare da chi lo riconosce con umiltà e docilità nei fatti della vita, persino nelle infedeltà e nei tradimenti. «Potrei finire qui la mia omelia» aveva affermato. In realtà la sua riflessione si è articolata in una serie di argomenti spinosi e inquietanti inerenti: «Un terzo dei morti nelle carceri italiane, circa 170 ogni anno, sono morti per suicidio» ha ricordato puntando qualche istante i riflettori sulla funzione rieducativa della pena per lo più disattesa data l'altissima percentuale di detenuti recidivi attorno all'80%. Ha poi parlato di 13 guerre in corso nel mondo, di bambini soldato, dei 140 profughi somali rifugiati in Italia in condizioni disumane. E il Te Deum è risuonato come una implorazione al cambiamento come la possibilità di «donare se stessi perché su questa terra ci sia qualcuno in meno che soffre - questo l'augurio del vescovo - e qualcuno di più che spera e si senta amato».
Laura d'Incalci
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