Vende libri per strada
ma non è una truffa

Acquistare libri firmando moduli "volanti" per la strada, magari dal contenuto non sempre chiarissimo, non basta a considerarsi vittima di una truffa. È la conclusione cui porta la sentenza con cui ieri il giudice del tribunale di Como Valeria Costi ha assolto una società specializzata nella vendita porta a porta di prodotti editoriali

a.savini

COMO Acquistare libri firmando moduli "volanti" per la strada, magari dal contenuto non sempre chiarissimo, non basta a considerarsi vittima di una truffa. È la conclusione cui porta la sentenza con cui ieri il giudice del tribunale di Como Valeria Costi ha assolto il milanese Angelo Viscardi, legale rappresentante della Linerouge, società specializzata nella vendita porta a porta di prodotti editoriali, già al centro di diversi procedimenti analoghi, oltre che nel mirino di svariate associazioni di tutela dei consumatori. Nel caso in questione, al tribunale si era rivolta una giovane comasca che nel 2007 era stata avvicinata a una pensilina dell'autobus da una mai identificata "sondaggista" che aveva iniziato a tempestarla di domande. Le chiese se le piacesse o meno leggere, se leggere piacesse o meno a qualcuno dei suoi familiari, inducendola, al termine della chiacchierata, a firmare un modulo che in realtà la impegnava all'acquisto di una serie di volumi del valore di diverse centinaia di euro, e dai titoli più vaghi (citando qua e là:«Astrodiva», «Mondo raro», Medicina, guarire e prevenire»). Quando, alcuni giorni più tardi un corriere espresso si presentò al domicilio della ragazza per consegnare i libri che lei stessa aveva inconsapevolmente acquistato e per pretenderne il saldo, l'acquirente diede quello che aveva, 35 euro in contanti, poi firmò un modulo per la rateizzazione del conto. Vicenda complessa e, per certi versi anche molto nebulosa: fatto sta che, al termine del dibattimento, il pm Vanessa Ragazzi ha chiesto una condanna a sei mesi e al pagamento di 300 euro di multa, cui si è associato anche l'avvocato di parte civile GiancarloLeoni (che ha anche chiesto un risarcimento danni di 10mila euro). Mandando assolto l'imputato, il giudice ha probabilmente ravvisato i limiti di un capo di imputazione che non ha mai consentito l'identificazione della donna che quel giorno avvicinò la ragazza alla pensilina, limitandosi a contestare l'ipotesi di truffa al legale rappresentante della società. Ma deve avere in qualche modo ravvisato anche la mancanza di prove a favore di una vera e propria truffa.
Stefano Ferrari

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Martedì 11 Gennaio 2011

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