Homepage / Cantù - Mariano
Mercoledì 12 Gennaio 2011
Cabiate: confermati 20 anni
Mazzaferro uccise l'amico Verna
Per la Corte d'Assise d'Appello fu omicidio volontario, originato da una lite noturna, a poche ore dal Natale 2009 - Determinante la testimonianza
Il giovane, che abitava in via Vittorio Emanuele, a poca distanza dal luogo dell'aggressione, era stato trovato in fin di vita attorno all'1.30 in mezzo alla strada, in via Dante, a qualche decina di metri dalla chiesa parrocchiale. Era incosciente: il volto era pesantemente segnato da ferite e lividi, come fosse stato picchiato. E invece i soccorritori hanno scoperto che era stato ferito da un colpo di pistola. Agli inizi di gennaio è morto in ospedale.
I carabinieri, alcune settimane dopo il delitto, avevano arrestato Mazzaferro, con l'accusa di omicidio volontario. A metterlo nei guai Marco Arlotta, unico testimone del delitto, che ai giudici aveva detto: «Ho sentito lo sparo, mi sono girato e ho visto Tonino Mazzaferro mettere via la pistola».
Erano amici, il giovane condannato a vent'anni per omicidio e Andrea Verna, la vittima. Ma quella notte i due avevano discusso animatamente. Verna era insieme ad Arlotta: i due stavano tornando in auto quando il testimone, secondo quanto raccontato durante un udienza in incidente probatorio, ha sentito il colpo di pistola e ha visto l'amico cadere a terra. Un solo proiettile che è entrato dalla nuca, sparato da una pistola calibro 9.21 da una distanza di circa cinque o sei metri.
Una testimonianza, quella di Arlotta, giudicata inattendibile dai legali dell'imputato, convinti che a carico del 32enne imprenditore cabiatese non vi siano in realtà prove. A sostegno della loro tesi gli avvocati hanno anche presentato una consulenza balistica per ribaltare alle conclusioni della procura.
Anche i giudici di Milano, così come era accaduto nel corso dell'udienza preliminare a Como, si sono però detti assolutamente convinti, al di là di ogni ragionevole dubbio, che a uccidere Andrea Verna sia stato l'amico, Mazzaferro. Così, ieri, il presidente della corte d'Assise ha confermato la condanna a vent'anni di reclusione per omicidio volontario. In primo grado il pubblico ministero, Simone Pizzotti, aveva insistito per una condanna all'ergastolo, ma il giudice aveva escluso le aggravanti contestate dalla procura e concesso un terzo di sconto della pena, per il rito abbreviato.
I difensori dell'imputato hanno già preannunciato ricorso in Cassazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA