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La prima seduta del 2011, andata in scena giovedì sera, ha fatto segnare una sorta di record: per ben quattro volte è stata chiesta dalle minoranze la verifica del numero legale (devono esserci almeno 21 consiglieri affinché la seduta sia valida), complice il continuo viavai degli esponenti di maggioranza, che hanno lasciato i banchi semivuoti a più riprese

f.angelini

COMO Torna a riunirsi il consiglio comunale. E torna a scatenarsi il caos. La prima seduta del 2011, andata in scena giovedì sera, ha fatto segnare una sorta di record: per ben quattro volte è stata chiesta dalle minoranze la verifica del numero legale (devono esserci almeno 21 consiglieri affinché la seduta sia valida), complice il continuo viavai degli esponenti di maggioranza, che hanno lasciato i banchi semivuoti a più riprese. Un copione che si è ripetuto fino alle 23,20 quando hanno risposto «presente» solo in 19 e i lavori sono stati chiusi in anticipo, come prevede il regolamento. All'ordine del giorno non c'era un tema particolarmente “impegnativo” (l'approvazione di un regolamento sul demanio lacuale), ma non si è riusciti nemmeno ad arrivare al voto. Un'altra serata persa, insomma. E ogni seduta costa circa 5mila euro. Fin dal primo appello, d'altra parte, i consiglieri di maggioranza erano soltanto 20. E spiccava l'assenza polemica dei leghisti (assessori compresi), dovuta alla recente elezione di Emanuele Lionetti alla presidenza della commissione 4, scelta duramente osteggiata dal Carroccio. «La decisione di non presentarsi in aula è stata una sciocchezza», ha commentato il sindaco Bruni. Ben presto, comunque, la sala consiliare si è ulteriormente svuotata e la minoranza ha colto la palla al balzo: Donato Supino (Rifondazione) ha chiesto la conta dei presenti, l'opposizione è uscita dall'aula per verificare se la maggioranza fosse in grado di garantire autonomamente la regolarità della seduta, e i sostenitori di Bruni si sono salvati per un soffio (23 all'appello). La scena si è poi ripetuta, con il capogruppo del Pd Mario Lucini a pretendere la verifica del numero legale: «È scandalosa e vergognosa - ha detto Lucini - questa mancanza di rispetto verso il consiglio, vedo appena sette consiglieri di maggioranza. Vengono in Comune per farsi gli affari loro, le loro riunioni, ma poi entrano in aula solo per l'appello». Le presenze si sono fermate a 20 e si è quindi dovuto attendere un quarto d'ora prima di un'altra chiamata, come da prassi. A quel punto i consiglieri risultavano 21 (compreso Dario Valli, minoranza) e i lavori sono quindi proseguiti. Poco dopo, terza richiesta, formulata da Alessandro Rapinese (gruppo misto di minoranza) e stesso risultato: 21 presenti compreso Valli. «Alcuni consiglieri di maggioranza - ha tuonato Rapinese - rispondono all'appello ma un secondo dopo vanno nelle sale attigue a mangiare la pizza o a guardare la tv. Se non sono interessati ai lavori, si dimettano. D'ora in poi, ogni volta che nelle file della maggioranza non saranno almeno 21, chiederò l'appello». L'assurda serata è andata in archivio dopo la quarta richiesta di verifica, avanzata da Mario Molteni (Per Como): 20 i presenti, scesi addirittura a 19 (peraltro in gran parte di minoranza) dopo un quarto d'ora. Il presidente del consiglio, Mario Pastore, si lasciava sfuggire a microfono acceso un commento: «Roba da matti». Poi, a norma di regolamento, dichiarava la seduta «deserta». All'indomani del caos in aula, il sindaco ha rispedito al mittente le accuse: «Noi eravamo solo in 20, è vero, perché qualcuno era malato e qualcuno all'estero - ha detto a Etv - Abbiamo una parte di colpa, ma la colpa principale è della minoranza, che ha fatto un'inutile sceneggiata. Sarebbe ora che il consiglio si mettesse a lavorare seriamente. C'erano nostri consiglieri nelle sale attigue a guardare la Juve in tv? Può darsi, ma non è questo il problema».

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Sabato 15 Gennaio 2011

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