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Domenica 16 Gennaio 2011
Tartassati dal fisco locale
Como al 12° posto in Italia
A Regione, Comune e Provincia versiamo in media 1.687 euro a testa, quasi il triplo rispetto ai cittadini siciliani. L'analista: "E' vero, pagate di più, ma guadagnate anche di più e avete servizi migliori"
La classifica dei cittadini più tartassati d'Italia è stata elaborata dall'ufficio studi della Cgia (Associazione artigiani piccole imprese) di Mestre, che da anni compila approfonditi rapporti su questo tema. A formare il totale di 1.687 euro versati in media da ogni comasco al fisco locale, concorrono il Comune (447 euro), l'Amministrazione provinciale (78) e, soprattutto, la Regione (1.162). Essendo quest'ultimo dato ovviamente uguale per tutti i capoluoghi lombardi, i comaschi possono dire, almeno, di stare meglio dei "cugini" sondriesi (i più tartassati in Lombardia con una media di 1.748 euro a testa) e di quelli lecchesi (1.733 euro). Anche a Monza, Bergamo e Milano pagano tasse più salate che sul Lario, mentre Mantova, Cremona, Lodi, Brescia e Varese sono dietro di noi. In particolare la città giardino, altro frequente termine di confronto per Como, in particolare quando si parla di università e di infrastrutture, è quella dove la pressione fiscale si fa sentire di meno (1.599 euro pro capite e a fare la differenza è il Municipio che esige quasi cento euro in meno, 360 per la precisione, rispetto al nostro).
Fin qui la situazione della città lombarde. Ma, come detto, per una volta, pur parando di soldi, la capitale economica d'Italia e superata da quella politica: a Roma, e in tutto il Lazio, versano alla Regione 1.362 euro di tasse a cittadino. Un numero che, sommato ai balzelli comunali e provinciali, fa schizzare Rieti al primo posto (1.934 euro di tributi locali pro capite), seguita a ruota da Latina, Frosinone, Viterbo e Roma. Sebbene nella Città eterna il Comune sia meno esoso di quello di Como e persino di quello di Varese: solo 346 gli "euri" spremuti al romano medio.
Siamo tra i più tartassati d'Italia, dunque, ma non possiamo lamentarci. Per lo meno "in linea teorica". Il perché lo spiega Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre, che ha condotto la ricerca. «Nonostante il forte peso che ricade sulle tasche dei cittadini italiani - dichiara - è utile ricordare che rispetto a 5 anni fa, il livello medio delle tasse locali è diminuito del 14%. Un risultato ottenuto grazie all'abolizione dell'Ici sulla prima casa». Inoltre, «nella lettura di questa graduatoria - aggiunge Bortolussi - va tenuto conto che nelle realtà dove si versano più tasse, almeno in linea teorica, i livelli di reddito sono tra i più elevati e anche la qualità e la quantità dei servizi offerti sono migliori. Insomma, nei territori più ricchi si paga di più, ma si riceve anche di più». Non dovremmo sorprenderci di pagare il triplo di imposte locali rispetto a un siciliano, ma semmai di versarne meno dei laziali. Anche per questo, tuttavia, la Cgia ha una spiegazione: «I Comuni laziali si trovano nei primi posti della classifica nazionale, in quanto l'addizionale regionale Irpef e l'aliquota dell'Irap sono state portate ai valori massimi stabiliti dalla legge per ripianare il deficit sanitario della Regione». Prima di piangersi addosso, va infine tenuto conto che a far lievitare le imposte regionali concorre, oltre all'Irpef, anche l'Irap, l'imposta sulle attività produttive: insomma, se paghiamo tante tasse è anche perché qui si lavora. E si fattura. «Nel Lazio e in Lombardia - sottolineano dalla Cgia - hanno sede le principali aziende italiane e gran parte delle multinazionali presenti nel nostro Paese. Questi due aspetti, chiaramente, incidono in maniera molto significativa sul gettito Irap, alzando in maniera determinante il peso della pressione tributaria regionale su queste aree».
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