Conti comaschi a Ginevra
Si indaga su 150 nominativi

Da Torino a Como un cd con i dati dei correntisti lariani presenti nella lista Falciani. La Procura apre un'inchiesta: coinvolti imprenditori, professionisti e insospettabili

COMO - Anche la Procura della Repubblica di Como indaga sulla cosiddetta lista Falciani, l'infinito elenco di titolari di conti correnti presso la sede ginevrina della banca inglese Hsbc. L'apertura del fascicolo lariano si deve al sostituto procuratore Giuseppe Rose, che da Torino - prima Procura presso la quale è approdato l'elenco, ceduto alle autorità francesi dal responsabile informatico dell'istituto Hervé Falciani - ha ricevuto un cd contenente 150 nominativi di contribuenti residenti in città e in provincia. I loro nomi non filtrano, almeno non per il momento, ma si tratterebbe di un eterogeneo parterre di esponenti più o meno noti del mondo dell'industria e dell'imprenditoria locale: nei giorni scorsi si è parlato di industriali ed ex industriali sia del tessile comasco sia del legno-arredo canturino, ai quali sarebbero poi da aggiungere svariate decine di professionisti e qualche nucleo familiare. I conti intestati a nuclei familiari - e non già a un singolo correntista - fanno peraltro pensare a soggetti che rientrano nei cosiddetti canoni di pericolosità fiscale, vale a dire coloro che non hanno mai presentato una denuncia dei redditi o che comunque ne avevano presentate di «non congrue» al proprio tenore di vita. In Procura a Como non si fanno molte illusioni sulla possibilità concreta di contestare una accusa formale. Indagheranno, ma la maggior parte delle posizioni contenute nell'elenco dei 150 risalirebbe ai primi anni Duemila, il che significa che eventuali reati fiscali sarebbero già cancellati dalla cosiddetta prescrizione. Non solo: qualcuno potrebbe aver scelto, nel frattempo, di far rientrare i propri capitali in Italia avvalendosi dello Scudo fiscale o di una delle altre sanatorie intervenute nell'ultimo decennio. La percentuale dei "ravveduti" non sarebbe altissima: la media è di depositi tra i dieci e i venti milioni di euro, cifre importanti ma spesso impermeabili alla ciclicità dei condoni fiscali, se è vero, come sostiene la guardia di finanza, che soltanto un terzo degli oltre cinquemila esportatori di valuta della lista, comaschi e non (più o meno 1500) avrebbe poi aderito alla scudo.
Neppure i precedenti sono favorevoli: un'altra lista di presunti evasori, quella dei correntisti della «Lgt» di Vaduz, in Liechtenstein (entrata in possesso delle autorità fiscali tedesche nel 2008, le quali provvidero poi a "girarla" ai colleghi italiani), aveva spinto la magistratura ad aprire un fascicolo, poi archiviato, nei confronti dei titolari dell'azienda di legnami «Interplac» di Mariano Comense, senza sapere che nel frattempo la loro posizione era stata già regolarizzata. Quanti dei 150 contribuenti comaschi nella lista Falciani lo hanno fatto? Difficile dirlo, se non impossibile. Quello che è certo è che in ballo ci sono svariate decine di milioni di euro: si parla - per restare alla lista di casa nostra, quella dei comaschi - di conti quasi sempre superiori ai 500mila euro, un tesoretto che ha un bel peso percentuale sul totale di quello dei 6963 italiani della lista, che tutti insieme, alla Hsbc, avevano affidato più o meno cinque miliardi di euro.
Della Brianza, a proposito della lista Falciani (Falcianì, alla francese, con l'accento sulla "i"), si è parlato moltissimo: ai 150 comaschi, si aggiungerebbero molti altri risparmiatori provenienti dalle "ricche" Province di Varese e Monza, palcoscenici - secondo gli esperti che in queste settimane lavorano sulla lista - di una evasione «sistematica», «normale», estesa a tutte le aree più produttive del Paese.
Alcune procure procedono per omessa o infedele dichiarazione, in alcuni casi si valutano reati ben più gravi come il riciclaggio. La preoccupazione maggiore - per esempio a Torino, da dove hanno preso il via l'indagine e gli stralci indirizzati ai vari tribunali di competenza - è quella di verificare la presenza di prestanome o titolari di società incaricate di ripulire fondi provenienti da operazioni illecite. Non a caso una copia completa della lista è stata inviata già da diversi giorni alla Procura nazionale antimafia, per stabilire eventuali collegamenti con organizzazioni criminali.
Stefano Ferrari

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