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Lunedì 17 Gennaio 2011
Cermenate: in tanti accolgono
il parroco don Luciano Larghi
La cerimonia solenne domenica mattina nella comunità di San Vito e Modesto dove il sacerdote era arrivato già un anno fa - Quarant'anni, comasco, avvicenda don Vittorio Bianchi
In paese don Luciano era arrivato oltre un anno fa, nel dicembre del 2009, presentato da don Vittorio Bianchi con «un regalo grande nell'anno sacerdotale».
E ora che don Vittorio è andato a svolgere il suo ministero da Abbadia Lariana, toccherà a lui il compito di guidare la comunità di San Vito e Modesto. Una comunità che ha profonde e radicate tradizioni e che certamente rappresenta un importante punto di riferimento.
Quarant'anni, nativo di Lora, è arrivato in paese dalla Valle d'Intelvi, dove era responsabile della pastorale giovanile, mentre le prime esperienze sacerdotali, dopo la consacrazione nel 1995, le ha vissute a Chiavenna e poi, per nove anni, come vicario cooperatore della parrocchia di San Fedele a Como.
Comunità che ieri mattina gli si è stretta attorno, prima nella processione che da San Vincenzo lo ha accompagnato fino alla parrocchiale, e poi durante la messa solenne che ha visto il rito dell'ingresso, guidato dal vicario foraneo don Pierino Riva.
Non sono mancate le associazioni, il corpo musicale «Giacomo Puccini», gli amministratori e i fedeli, oltre ai sacerdoti con lui sull'altare, a partire da don Luca Giansante, che si occuperà della pastorale giovanile.
E in prima fila i suoi genitori e una delle due sorelle. «Tra gli incarichi che dovrà svolgere - ha sottolineato il sindaco Mauro Roncoroni, esprimendo il desiderio che prosegua la collaborazione tra comunità civile e religiosa - ce n'è uno non codificato ma fondamentale, la guida dell'oratorio, che si ponga come luogo di aggregazione e formazione per i giovani e offra modelli di vita oggi controcorrente:Che le nostre famiglie hanno dimostrato di apprezzare e che fanno parte della vita della nostra comunità».
Don Luciano, nella sua veste bianca e dorata, ha ricevuto anche il saluto dei bambini, che gli hanno voluto assicurare «la nostra preghiera, la nostra vicinanza e la nostra amicizia», e quella di tutti i cermenatesi, che già hanno imparato ad apprezzarlo, e in una lettera gli hanno garantito «non pretendiamo che tu sia perfetto, ci basta sapere che un uomo di Dio sta camminando assieme a noi».
Una cerimonia partecipata e sentita, che grazie a questo anno in cui la comunità già ha imparato a farsi famiglia, è filata via senza l'intoppo dell'emozione. Nella consapevolezza piena che di lavoro ne è stato fatto e che tanto rimane da fare, perché le esigenze crescono e si evolvono.
Con l' auspicio di don Luciano di risplendere come una candela piccola forse, ma viva: «Se saremo lievito nella pasta, il mondo potrà migliorare. Se saremo una candela faremo luce, ma questo significherà consumare la cera, perché un po' di sacrifico sarà necessario. Solo la candela spenta resta bella per sempre, ma non rischiara il buio».
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