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Mercoledì 26 Gennaio 2011
Sedici redditi fantasma
tra i consiglieri comunali
Sono tutti di maggioranza gli amministratori del Comune di Como che non hanno presentato i dati. Il motivo? "Siamo contrari". Il paperone è il sindaco con oltre 227mila euro
Si tratta di un preciso obbligo di legge che tuttavia, se non rispettato, non comporta alcuna sanzione. Dichiarazioni consegnate, invece, da tutta la minoranza e dal resto dell'esecutivo cittadino. Il più ricco è senza dubbio il sindaco Stefano Bruni che ha dichiarato 227.331 euro lordi, dei quali 59.948 per la sua funzione di primo cittadino.
Mediamente, soltanto come indennità di giunta, gli assessori hanno percepito una somma tra i 18 e i 35mila euro a seconda della professione svolta (i dipendenti pubblici hanno il compenso dimezzato) e dall'effettiva entrata in carica. Per i consiglieri, invece, limitandosi ai compensi per i gettoni, a guadagnare di più è stato Francesco Pettignano con 6.344 euro lordi, seguito da Michele Alogna e Pasquale Buono. Il presidente Pastore ha un'indennità di carica di 36mila euro.
Come detto sono stati 16 i consiglieri che non hanno presentato la documentazione: Giampiero Ajani, Nicola Belcastro, Luigi Bottone, Marco Butti, Mattia Caprile, Claudio Corengia, Piercarlo Frigerio, Pierangelo Gervasoni, Carlo Ghirri, Augusto Giannattasio, Guido Martinelli, il presidente Mario Pastore, Francesco Pettignano. Federica Simone, Roberto Tenace e Nadia Tettamanti.
E non si tratta solo di sbadati e smemorati. C'è chi volutamente non consegna la dichiarazione dei redditi. «Ho già detto in passato - dice Mario Pastore - che ci sono due ragioni per le quali non fornisco il mio reddito per la pubblicazione sul sito del Comune, fermo restando che chi proprio lo vuol sapere può andare all'Agenzia delle Entrate. Per anni ho consegnato tutto ed ero uno dei pochi a farlo. A quel punto ho chiesto a tutti i colleghi la medesima correttezza, ma non essendo stato così, ho deciso di non farlo più neppure io. La seconda ragione è più personale: in questo Comune a raccogliere i dati è l'ufficio del sindaco, in palese violazione del regolamento, in quanto la competenza è della presidenza del consiglio. Si fa quindi una cosa non corretta e a cui non voglio prestarmi».
Quello del capogruppo del Pdl Claudio Corengia è un «no» alle classifiche: «Mi ero stancato di consegnare il reddito - spiega - perché i giornali facevano la classifica del più ricco e del più povero e questo, sinceramente, non mi sembra elegante. Poi stavolta devo ammettere che me l'ero appuntato, ma poi mi sono dimenticato».
Arriva addirittura a violare la norma per contestarla il collega della Lega Nord Giampiero Ajani: «Per la verità ho ricevuto il documento di richiesta, poi l'ho messo sulla scrivania e l'ho dimenticato. Ma non è questo il punto. Non lo condivido». E al fatto che è previsto dalla legge, risponde dicendo: «C'è anche la legge che dice che le tasse vanno spese bene, ma non avviene. Una cosa può essere legale ma non legittima. Personalmente sono contrario, se me lo dovessero richiedere lo consegnerà. Non mi piace che la gente vada a fare le pulci su quanto guadagno: mi piacerebbe, invece, che lavorassero con me una settimana per vedere i ritmi che sostengo».
Va all'attacco l'opposizione che ha presentato tutta la documentazione.
«È un segnale negativo - dice il capogruppo del Pd Mario Lucini poiché la norma prevede che i redditi siano resi pubblici. Il fatto che non ci sia una sanzione non è un buon motivo per non ottemperare. La trasparenza è fondamentale. E non ci si può appellare al diritto alla privacy se uno si vuole appellare a questo può evitare di fare il pubblico amministratore».
Rincara la dose Alessandro Rapinese (gruppo misto): «È un passo contro la trasparenza, è la violazione di una legge che seppur senza sanzioni viene violata. Come amministratori dovremmo essere limpidi e cristallini e non presentare la dichiarazione dei redditi non è una manovra di trasparenza. Il consiglio comunale che ho in mente è composto da gente diversa. Mi stupisce che i primi a violare la legge siano il capogruppo del Pdl e il presidente del consiglio comunale».
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