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Giovedì 27 Gennaio 2011
"Duetto con De Sfroos? Perché no..."
Albano porta al festival la tragedia di una prostituta: "Non mi spaventa essere in gara con i giovani"
Lei è alla quindicesima partecipazione al Festival, uno dei veterani della manifestazione. Quest'anno vedremo un Al Bano diverso, più impegnato?
Non capisco tutto questo clamore solo perché porterò una canzone impegnata. In realtà nel corso della mia carriera ho sempre affrontato anche temi importanti. Penso a pezzi come "La siepe", che è del '68, oppure a "13 dicembre" o a "Il Paradiso dov'è", che ripresi da un pezzo di Cris Rea, ed era contro la guerra in Kosovo. Quel testo mi emoziona ancora oggi. Mi rendo conto che il grande pubblico pensa soprattutto a brani come "Nel sole", che certo è una splendida canzone, ma io non sono solo quello.
A Sanremo incontrerà anche Davide Van De Sfroos. In un'intervista al nostro magazine «Mag», l'anno scorso disse che avrebbe duettato volentieri con lui…
Non l'ho mai incontrato ma ho sentito qualcosa dal suo repertorio in televisione. È sicuramente un artista interessante. Se capiterà l'occasione di duettare perché no?
Che cosa pensa del dialetto al Festival?
Non chiamiamolo dialetto. Io parlerei piuttosto di lingue d'origine. Questi idiomi sono importantissimi perché rappresentano la terra d'origine di ognuno di noi. Più linguaggi ci sono meglio è, le lingue sono fatte per capirsi. Anche in Spagna esistono il basco, il gallego, il catalano, e poi alcune parole della tradizione sono di fatto intraducibili in italiano, meglio lasciarle in originale.
Non la spaventa mettersi in gara con i giovani prodotti dai talent show?
A me piace la gara. Se non c'è gara non c'è interesse. Il Festival è una competizione canora, la gente lo guarda per questo. Trovo interessante il fenomeno dei talent. Qualche anno fa si cantava il "de profundis" parlando di Sanremo, invece anche grazie a questi giovani si sta rilanciando. Per loro è una prova impegnativa, l'Università della musica, un'occasione di studio.
Che consiglio darebbe loro?
Dare il massimo, il meglio di se stessi, ma conservando un pizzico di umiltà, che non guasta mai. Qualcuno se ne dimentica.
Come vede Morandi alla guida del Festival?
Intanto è la prima volta che lo presenta un cantante, uno che ne capisce di musica. Lui è carico di fervore. È pieno di energia. Sta preparando l'evento con grande ritmo, corre, in tutti i sensi, come è nel suo stile. Vuole dare il massimo a se stesso e agli altri. Poi il festival, se l'offerta è adeguata, la gente lo ha sempre premiato.
Fabio Borghetti
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