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Domenica 06 Febbraio 2011
Addio Giovanni Bollea
padre della neuropsichiatria
A 98 anni è morto a Roma lo studioso di riferimento per le problematiche infantili, che ai bambini dedicò tutta la sua vita di scienziato
Oltre al valore di scienziato (più di 250 i suoi saggi, per lo più tradotti anche all'estero), gli va riconosciuta una straordinaria abilità divulgativa, che lo ha portato a firmare decine di manuali rivolti al grande pubblico. Il suo ultimo best seller - Le madri non sbagliano mai (Feltrinelli) - risale al 2005. Ha lavorato fino a pochi mesi fa, quando le sue condizioni ne hanno imposto il ricovero al Policlinico Gemelli.
Dopo la laurea in Medicina, nel 1938, Bollea aveva intrapreso il percorso specialistico nell'ambito delle malattie mentali, dedicandosi in modo particolare al disagio dei bambini, per i quali non esisteva ancora un orientamento specifico. Molto spesso il "manicomio" era il solo terminale di cura dei minori con problemi psichiatrici. Negli anni Cinquanta, dopo il perfezionamento a Losanna, diede vita alla neuropsichiatria italiana. Decisiva la svolta terapeutica impressa da Bollea - poi docente per molti anni all'Università La Sapienza di Roma della nuova disciplina -, con l'introduzione della psicoanalisi e della psicoterapia di gruppo. Lo studioso fu fondatore e direttore dell'Istituto di neuropsichiatria infantile di via dei Sabelli a Roma e primo presidente della «Società italiana di neuropsichiatria infantile», nonché promotore di innumerevoli iniziative a favore dell'infanzia. Nel 2003 ricevette la laurea honoris causa in Scienze dell'educazione dell'Università di Urbino e nel 2004 fu insignito del premio alla carriera al Congresso mondiale di psichiatria e psicologia infantile di Berlino. Fu membro del Comitato d'Onore del Premio Unicef sin dalla sua istituzione nel 1999.
Le sue intuizioni, corroborate sul piano clinico e sperimentale, hanno avuto riflessi nella pedagogia e nella psicologia cognitiva. A chi gli chiedeva quale fosse l'approccio migliore nei confronti di bambini "difficili", rispondeva: «Una correzione, anche di una piccola mancanza, non deve essere punita con la violenza. Ma va spiegata. Il genitore deve riconoscere che esiste la “possibilità di sbaglio”. In qualche modo deve vestire i panni del capo-ufficio andando alla ricerca dei “perché”, proprio come fanno i bambini. Indagare, dunque, ed essere obiettivo» (Intervista del 17 ottobre 2005 a Romasette). Tra i suoi libri di più facile lettura, ricordiamo Genitori grandi maestri di felicità (Feltrinelli), che riunisce una selezione di articoli pubblicati sul settimanale Gente.
Piermaria Pazienza
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