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Giovedì 10 Febbraio 2011
Cantù, il prevosto sprona
"Ridare speranza alla città"
Il messaggio nell'omelia della messa patronale di Sant'Apollonia: la generosità esiste, ma non basta
Messaggio che il responsabile della comunità pastorale di San Vincenzo ha rivolto, come tradizione, con l'omelia della messa solenne – ieri mattina alle 11, a San Paolo – carica non soltanto di riflessioni, ma anche di spunti e di inviti a trasformare le intenzioni in azioni. Un percorso indicato per tutti i cittadini, dagli amministratori al mondo dell'associazionismo.
«Sono tante le possibilità per ridare speranza alla città – il cuore dell'intervento di monsignor Longhi – impegnare le risorse culturali, numerose e significative, per una elaborazione nuova nella visione della città. Riaggregare e favorire le forze sociali, per un modo aperto e solidale di essere città. Fare ancora più spazio ai diversamente abili, perché la loro presenza ci arricchisca e ci orienti nelle scelte. E vivere l'emergenza educativa. Dall'alienazione ad un'esistenza gioiosa e motivata, che sa suscitare aspirazioni e tensioni, offrire spazi di amicizia. Ma, soprattutto, lavoro e possibilità, per sperare in un futuro migliore. La Parola di Dio ci aiuta».
Il prevosto ha spronato tutti ad agire. «Oggi c'è bisogno di grandi profeti, di persone che sappiano vedere e annunciare il progetto di Dio sulla nostra storia, che scuotano l'inerme superficialità, che dicano parole cariche di gratuità e di libertà. Soprattutto, con una rinnovata accoglienza a chi fatica, è povero, sta soffrendo la carenza di lavoro, è ancora disoccupato. Ma c'è anche bisogno di piccoli profeti. Per abitare la vita con semplicità e serenità, senza chiasso e integralismi».
La Cantù generosa esiste. Ma non basta. «E' bello trovare anche fra noi, nella città, il segno della gratuità di chi sa stare con i piccoli e gli sprovveduti – il riferimento del prevosto – di chi si curva a condividere sofferenze e disagi, fame e freddo, di chi interpreta i bisogni delle persone e sa rispondere con competenza e disponibilità, di chi sa lavorare per il bene comune e progettare la città a misura d'uomo. Chi sono? E quanti? Non sta a noi contare, ma solo rilevarne la presenza numerosa, e sollecitare altre disponibilità. Così recuperiamo la serenità per costruire una comunità dove ognuno può trovare accoglienza». Generosità e empatia, i due strumenti per coltivare solidarietà. «Tanto il gratuito è fuori mercato, non ha valore: purtroppo, se hai denaro e potere sei qualcuno, senza non c'è orizzonte, si dice. Invece, rivoluzionario è il gesto dello spezzare il pane, che supera ogni previsione», la sottolineatura del prevosto.
Monsignor Longhi ha analizzato anche altri temi, di carattere sovralocale. «Accanto ai numerosi santi che arricchiscono il cammino secolare della Chiesa, i valori della pace, del rispetto della vita e della creazione e del dialogo interreligioso, crescono sfacciatamente anche i segni negativi. C'è un disastro antropologico: la corrosione, oltre ogni limite, della persona diminuita della sua dignità di creatura. C'è anche un disagio sofferto nella proposta educativa, per il contesto amorale e violento che tende a traghettare come normalità concessioni deleterie e ipocrisie pesanti. La presenza dello Spirito ci propone l'amore come scelta essenziale. Nelle case, per ricercare il bene autentico. Nel mondo del lavoro, per vivere insieme fatiche e speranze, dove l'uomo e la donna non siano in funzione del prodotto e del guadagno, visti come idoli intoccabili cui sacrificare anche la dignità della persona».
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