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Martedì 15 Febbraio 2011
Senna, Flowlink in tribunale
Reclamati trecentomila euro
Aperto ufficialmente il fallimento dell'azienda in cui si producevano sistemi di movimentazione interna per le industrie Oltre agli stipendi, ci sono anche i trattamenti di fine rapporto: a qualche lavoratore spettano 60mila euro di liquidità. E poi, c'è il discorso della pensione integrativa
Lunedì mattina, in tribunale a Como, l'apertura dell'epilogo Flowlink. La ditta di via Canturina Vecchia - dove si producevano sistemi di movimentazione interna per le industrie - è fallita a ottobre. Oggi, tra chi reclama denaro arretrato, non ci sono soltanto i dipendenti che per sei mesi non hanno ricevuto lo stipendio, e le ditte non saldate. Secondo la Fiom Cgil, tra le richieste di ammissione al credito - portate all'attenzione del giudice Vito Febbraro - c'è anche quella di Marco Dell'Oro. «Il titolare - riferisce Ettore Onano, sindacalista Fiom Cgil - probabilmente non ha ricevuto il suo compenso di amministratore delegato. Ma, dopo tutto quello che è successo, è una richiesta assurda. In tutto, sono più di cinquanta coloro che chiedono di essere saldati».
Era durato 57 giorni il presidio all'esterno dei cancelli, partito con la larga maggioranza dei 22 dipendenti. Che, da marzo 2010 e per sei mesi, sono rimasti al lavoro, senza ricevere lo stipendio. Ad eccezione di una piccolissima frazione: poche centinaia di euro, ottenute in parte durante la difficile trattativa, nei primi giorni della protesta avviata all'inizio di settembre.
«Oggi, cinque ex lavoratori della Flowlink hanno trovato un nuovo posto - riferisce Onano - tutti gli altri, sono in cassa integrazione straordinaria. Fino al 26 ottobre, potranno usufruire anche della mobilità. Per l'ammissione al credito, un 90% degli ex lavoratori ha scelto di essere rappresentata dal sindacato. Per loro, segue la vicenda l'avvocato Mario Minella. La nostra richiesta ammonta a circa 300mila euro. Oltre agli stipendi, ci sono anche i trattamenti di fine rapporto: a qualche lavoratore spettano 60mila euro di liquidità. E poi, c'è il discorso della pensione integrativa».
Il curatore fallimentare è Vittorio Anzani, Studio Corrado & Associati di Cantù. «Adesso c'è un mese di tempo - prosegue Onano - in cui verrà stabilito chi sarà ammesso al credito, e per quale cifra. Noi, come sindacato, pensiamo che per giugno i lavoratori potrebbero avere i loro soldi». Di fatto, l'iter che condurrà all'asta pubblica è partito nel giorno in cui si è dichiarato il fallimento. Come da prassi, i beni dell'azienda saranno venduti per recuperare i crediti, con la vendita di immobili e macchinari. Se le previsioni della Fiom Cgil si riveleranno corrette, sarà passato quasi un anno e mezzo dall'ultimo pagamento. Il primo di tanti inutilmente attesi, nella speranza che l'azienda potesse in chissà quale modo riprendersi.
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