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Giovedì 17 Febbraio 2011
La città delle occasione perse
"Ci siamo giocati l'università"
Casati: "Prima del campus serve un progetto. Basta delegare Univercomo. Non tutto è perduto, ma bisogna impegnarsi"
Ospite del Rotary Como Baradello, il fondatore dell'ateneo comasco, nonché scienziato di fama internazionale, ha tenuto una relazione sul tema «L'università di Como e il futuro della città: un'opportunità o un'altra occasione persa?». Non ha voluto «dare risposte», bensì «spunti di riflessione». E siccome «non si può conoscere un popolo se non se ne conosce la storia», è partito da lontano. Dagli anni Cinquanta, «quando fu avanzata la candidatura di Como per metterci il Cern, ma dopo lungo dibattito il consiglio comunale votò contro». «Se pensate a cos'è oggi il Cern di Ginevra...». Casati lascia la frase in sospeso, ma la conclusione è ovvia: si tratta di uno dei più importanti centri di ricerca del mondo e, quindi, della prima grande occasione persa da Como sul fronte scientifico. Le altre le trovate riassunte nella scheda qui sotto. Arriviamo all'oggi. Divenuto irrealizzabile il sogno dell'università autonoma di Como - perché, ha ricordato Casati, nel '95 il ministero si "dimenticò" di autorizzarla, quindi il Politecnico si diede una struttura a rete e, infine, l'ipotesi di farla privata è economicamente impraticabile - resta sul piatto la sfida di dare un respiro internazionale ai due atenei in parte comaschi (Insubria e Politecnico) costruendo il campus. «L'ho sostenuto per vent'anni - sottolinea Casati - e l'ho sempre pensato come la Cattedrale che la nostra generazione avrebbe lasciato a quelle future». «Ma ora ho dei dubbi - ammette -. Prima di passare al cemento, chiediamoci: che progetto c'è per l'università?». Con i numeri che ha elencato (1534 matricole a Varese solo 660 a Como, di cui 120 a Scienze, alla faccia dell'«equilibrato sviluppo» previsto nella legge istitutiva dell'Insubria) «non sono gli spazi che mancano». «Il problema - dice - è più generale: vogliamo una città per vecchi o per giovani?». La domanda sorge da un altro dato: in mezzo secolo si è invertita la percentuale di «under 14» e «over 65» residenti a Como (passati rispettivamente da 14mila a 10mila e da 7mila a 20mila). In conclusione, Casati è «sempre dell'idea di fare il campus, ma prima bisogna capire cosa vogliamo per il futuro». Non si limita alla teoria, ma dà anche due indicazioni pratiche: gli enti locali «ritrovino l'unità di intenti» che nel 1989 permise la partenza dei corsi universitari e «tornino a farsi carico dell'università direttamente, senza più delegare il rapporto a Unirvercomo».
Pietro Berra
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