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Domenica 20 Febbraio 2011
Maxi antenna: la procura
sequestra il cantiere
Como: a fermare il "ciclope" autorizzato dall'ufficio ambiente del Comune alle Colme sopra Brunate, questa volta, è la magistratura. Stop al cantiere di via Baffa, dove secondo Palazzo Cernezzi poteva sorgere l'ormai famoso impianto di sessanta metri di altezza
Quello disposto da Pizzotti è un sequestro preventivo, teso cioè a scongiurare la consumazione di reati che in questo caso sembrano profilarsi nel mancato rispetto di una serie di vincoli ambientali. È molto probabile che tra essi figuri quello che tutela le zone verdi sopra gli 800 metri, disposto dalla Regione da decenni ma ignorato dal Piano regolatore vigente di Como. Di più, sul fronte giudiziario, non trapela. Quanto basta però per trarre alcune conclusioni. Fino a questo momento non risulterebbero contestazioni alla legge edilizia, che avrebbero comportato l'iscrizione sul registro degli indagati, oltre che di Ballabio, anche del titolare dell'impresa costruttrice e del direttore dei lavori. E nemmeno reati tipici dei pubblici ufficiali come l'abuso d'ufficio, contestabile se la violazione di legge mossa all'imprenditore canturino fosse avvenuta grazie alla condotta degli uffici che hanno rilasciato i permessi.
Certo è che da questo momento, la posizione dei funzionari di Palazzo Cernezzi si fa sempre più delicata. Alla presa di distanza del sindaco Stefano Bruni, che si è schierato apertamente con la popolazione preoccupata dalla bruttura e dal rischio di inquinamento elettromagnetico spingendo per l'ordinanza di demolizione che fino a novembre l'ufficio ambiente e l'ufficio legale non intendevano firmare, si aggiunge da ieri l'imbarazzante lente di ingrandimento puntata sugli uffici dalla Procura.
Che evidentemente non considera sufficiente a scongiurare reati lo stop imposto dal Comune a Ballabio per il solo giallo dell'altezza dell'antenna, cresciuta da 40 a 60 metri sulla base di una certificazione che nessun ente, fra Provincia, Comune e Arpa, riconosce a posteriori di aver benedetto e autorizzato.
A dicembre il Tar aveva sconfessato quell'ordinanza sostenendo che se davvero si vuole fermare l'antenna, il Comune deve revocare i permessi che aveva accordato, invece di sospendere i lavori. Ora è intervenuta la Procura che in tutta questa confusione amministrativa intravede una cosa chiara: la violazione del codice penale.
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