Le case del comune
ai papà divorziati
Erba: sue appartamenti a disposizione dei padri in difficoltà economica, nel piano primo della Stazione di Lezza Carpesino. Altri due tra quelli sequestrati alla mafia, per le persone senza fissa dimora con un progetto di reinserimento nella società, ed infine ultimi due allogi da assegnare a chi è in difficoltà economiche
Il primo e più particolare progetto è stato lanciato circa un anno fa tra la provocazione e la realtà, ed ora dovrebbe trovare i suoi locali: «Io ho già parlato, circa un anno fa, dell'idea di rendere disponibili degli appartamenti per gli uomini divorziati – spiega l'assessore di riferimento Nicola Antonicelli -. I mariti normalmente in una situazione di divorzio lasciano la casa alla moglie e si trovano a dover pagare anche gli alimenti. Per questo si vuole rendere disponibili per loro due appartamenti per sei – otto mesi, in modo da aiutarli nel momento più difficile in attesa che riprendano la loro vita».
I locali sarebbero quelli della stazione di Carpesino che attraverso protocollo d'intesa siglato dalla Regione Lombardia, dall'Anci (Associazione nazionale comuni italiani) e dalla Rete ferroviaria italiana (Gruppo FS) risulteranno disponibili in comodato d'uso per il comune.
«Lo spazio è il primo piano della stazione, per ora bisogna definirne anche la ristrutturazione – spiega ancora l'assessore -. In un anno però nessun divorziato si è fatto avanti, vero è che non è partito un bando o altro, però mi aspettavo dopo l'uscita sul giornale che qualcuno si presentasse in comune. Rilancio l'appello a chi interessato: si presenti agli uffici. Sono convinto il problema ci sia, ma molte volte non si vuole essere aiutati».
Altri due appartamenti, più in piccolo laboratorio, saranno parte di un progetto che coinvolge Trapeiros e saranno assegnati a persone senza fissa dimora: «Si parla di locali sequestrati alla mafia che saranno assegnati a queste persone nell'ambito di un progetto per il reinserimento nella società, nel garage verrà ricavato un laboratorio di falegnameria. In totale gli spazi potranno essere occupati dalle sei alle otto persone, sono infatti cinque locali più cucina, accompagnando gli occupanti nel reinserimento nella società attraverso l'insegnamento di un lavoro».
Restano infine gli ultimi due locali: «Sono sempre derivanti da un sequestro alla mafia, questi verranno resi disponibili per persone in difficoltà economica o che hanno problemi alla loro abitazione. Si tratta in tutti i casi di progetti al via».
<+G_FIRMA>Giovanni Cristiani
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