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Martedì 15 Marzo 2011
Como maxi condanna
per la truffa delle auto
Nove anni e mezzo a un siciliano accusato di aver gabbato sei concessionarie e altrettanti privati
L'inchiesta aveva riguardato cinque persone: tre assolte in udienza preliminare, una aveva chiuso i conti con la giustizia patteggiando un paio di anni e infine Salvatore Tomarchio con i suoi nove anni e mezzo di ieri mattina.
Il sistema messo in piedi e scoperto dalla procura nel 2004 - ma alcuni fatti risalivano anche al 2002 - era particolarmente complesso, ma potenzialmente redditizio se si considera che in un turbinio di documenti d'identità falsi, buste paga inventate, attestati notarili tarocchi ben sei auto erano uscite dalle concessionarie a spese di finanziarie turlupinate e rivendute a ignari acquirenti.
Grazie a falsi documenti d'identità gli imputati, secondo la procura, erano riusciti a intestare a persone inesistenti falsi codici fiscali, false procure di falsi notai, false buste paga e, con tutta questa documentazione, avevano comprate le auto, successivamente rivendute. Il tutto a scapito di concessionarie e privati cittadini totalmente estranei alla maxi truffa.
A farne le spese cinque concessionarie d'auto lariane (la Comotors di Como, ma Master di Fino Mornasco e di Albese con Cassano, la Serauto di Erba e la B&T motors di Albese), truffate loro malgrado, sei società finanziarie - che basandosi sulla falsa documentazione presentata dagli acquirenti concedevano i finanziamenti richiesti per l'acquisto rateale, le cui rate non venivano ovviamente mai pagate - e altrettanti ignari privati comaschi acquirenti delle vetture, una Seat Arosa, due Ford Ka, e una per tipo tra Ford Fiesta, Fiat Punto e Smart.
In udienza preliminare, nel 2008, tre imputati avevano strappato l'assoluzione perché considerati estranei, mentre uno - Ampelio Porro, oggi 56enne, di Figino Serenza - aveva patteggiato entro i limiti della condizionale. Restava Salvatore Tomarchio, da Paternò, che ieri è stato condannato, ma non per tutti i capi d'accusa, visto che alcuni erano ormai prescritti. Come potrebbe accadere anche al resto del castello di contestazioni a suo carico, sfociato nella stangata di nove anni e mezzo comminata ieri dai giudici del tribunale di Como, in attesa dell'appello.
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