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Mercoledì 16 Marzo 2011
L'assassino della porta accanto
"Non ho ucciso mia moglie"
«Sono innocente. E in Francia non ci torno». Lo ha detto ieri mattina in una saletta colloqui del carcere del Bassone Antonio La Malfa, il pensionato 73enne di origine siciliana arrestato dieci giorni fa in centro perché sospettato di avere ucciso la moglie nel 2009 a Moulhouse, nell'Alsazia francese. I suoi legali, Michela Corbetta e Fabio Ansideri, hanno presentato in Cassazione un ricorso contro l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, ma il suo destino più immediato dipende dalla Corte d'appello di Milano
La Malfa si è opposto all'estradizione, spiegando di non avere alcuna intenzione di tornare in Francia, e sulla richiesta delle autorità transapline, che lo vogliono per poterlo giudicare, deciderà proprio la Corte d'appello, probabilmente attorno alla seconda metà di aprile. Il pensionato ha detto di temere per la propria incolumità, e ha fornito anche una lettura diversa dei fatti che condussero a una sua prima identificazione, nell'inverno del 2009, quando la polizia di Como lo intercettò e lo identificò, con gli abiti sporchi di sangue, alla stazione di San Giovanni. Era la notte di Halloween. «In realtà ero stato aggredito da uno sconosciuto», ha detto agli avvocati, raccontando che, quella sera, fu la stessa polizia ad accompagnarlo in ospedale per essere medicato. La Malfa, che ha un figlio residente in Germania, è convinto che gli aggressori fossero in qualche modo legati a parenti stretti della moglie, decisi a vendicarsi perché sicuri che ad averla ucciso fosse stato lui.
È un fatto comunque che la polizia francese, che lo inseguiva dal giorno del delitto, abbia sequestrato un coltello sporco di sangue e abiti altrettanto sporchi, che ricondurrebbero direttamente al pensionato trapiantato a Como. «Non mi sono mai sognato di uccidere mia moglie - ha spiegato ancora La Malfa - Non andavamo più d'accordo, discutevamo spesso, ma da questo a ucciderla...».
Dal mese di novembre del 2009, ha vissuto in un appartamento di via Borsieri, «senza nascondersi». Pagava regolarmente un affitto, con i proventi della pensione che percepisce regolarmente. In città, in effetti, aveva tessuto qualche legame di amicizia, frequentando con regolarità - per esempio - i giardini pubblici a lago e quelli di viale Varese. La moglie, che in realtà era la sua seconda moglie, era stata ritrovata a terra in una pozza di sangue nella abitazione che i due condividevano, con la gola tagliata.
Chi l'aveva uccisa aveva anche tentato di far sparire ogni traccia aprendo il gas per fare esplodere la casa, operazione fallita.
St. F.
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