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Giovedì 17 Marzo 2011
Appalti pubblici nel mirino
Discriminate imprese svizzere
Italia nel mirino della Commissione europea. A far rizzare le antenne a Bruxelles, infatti, è l'atteggiamento discriminatorio nei confronti delle imprese svizzere interessate agli appalti pubblici italiani.
Nella lettera indirizzata a Roma, infatti, la Commissione ha chiesto ufficialmente spiegazioni sul perché alle imprese svizzere che vogliono partecipare ad appalti pubblici in Italia venga imposto di richiedere un'autorizzazione preventiva. Provvedimento da tempo contestato dalle imprese e dal mondo politico elvetico che ne hanno fatto un simbolo della “scarsa reciprocità italiana” sull'accesso al mercato del lavoro. Stando alle accuse svizzere, infatti, le imprese rossocrociate per ottenere questa autorizzazione devono ottemperare ad una serie di requisiti, come l'obbligo di svelare il nome dei proprietari del capitale azionario, che non sono invece richiesti alle altre ditte europee. Ed è da qui che potrebbe nascere l'atteggiamento discriminatorio finito ora sotto la lente d'ingrandimento di Bruxelles. Perché la pratica rischia di scontrarsi con l'accordo bilaterale del 1999, tra Ue e Svizzera, che disciplina l'accesso elvetico al mercato degli appalti pubblici dell'Unione. Accordo che di fatto sancisce come “le imprese svizzere debbano essere trattate alla stregua delle altere imprese europee”. Da qui l'apertura della procedura di infrazione. L'Italia ha ora due mesi di tempo per rispondere. Se non lo farà o se la risposta sarà ritenuta poco convincente la Commissione constaterà così formalmente l'infrazione. Ingiungendo all'Italia di adeguarsi, pena deferimento e rischio di condanna della Corte Europea per discriminazione delle imprese svizzere nelle gare per gli appalti pubblici italiani.
Alessio Pagani
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