Como, dentro il bunker
che non vedremo mai

Viaggio sotto il Baradello, nella centrale a prova di radiazioni nucleari. Ma è troppo piccola per accogliere "ospiti"

COMO - Grande e magnifica opera di ingegneria come impianto di potabilizzazione, spazio ridotto se lo si vuole trasformare in bunker antiatomico. Sulla scia delle notizie giapponesi, anche a Como è salita l'attenzione per eventuali disastri ambientali e l'architetto Fernando De Simone, co-progettista insieme alla società norvegese Norconsult dell'impianto Acsm-Agam nella caverna scavata sotto il Baradello, ha lanciato l'idea di installare una doppia porta, filtri per l'aria e procurarsi una scorta di viveri per trasformare la grotta in un rifugio contro i cataclismi. Peccato che l'intera struttura, ricavata in parte da un bunker antiareo della seconda guerra mondiale, è stata pensata per potabilizzare l'acqua di Como (compito che viene assolto egregiamente giudicando la qualità che sgorga dal rubinetto) e non certo per contenere migliaia di persone. Tanto più che nella caverna non c'è alcun addetto di Acsm-Agam: tutto viene controllato 24 ore su 24 in remoto dalla centrale di via Stazzi. Questo perché il gioiello della tecnologia per lavorare in condizioni di scarsa umidità necessita di una temperatura molto bassa. Insomma, dentro si sta bene se si indossa un cappotto e gli spazi sono per la stragrande maggioranza, come è giusto che sia, occupati dai possenti macchinari che pescano l'acqua nel lago a 45 metri di profondità a nord di Villa Geno: vasche di decontaminazione e filtro anti sabbia dove viene irrorato ozono per eliminare i batteri, successivo trattamento con il carbone per eliminare l'ozono prima immesso e poi pronti via verso le pompe che permettono l'erogazione di 600 litri di acqua al secondo, a fronte di una richiesta di 450, che garantisce la copertura del 90% della città di Como (il restante 10% viene ancora rifornito con acqua dei pozzi). Per le persone gli spazi a disposizione sono gli uffici all'ingresso di una delle tre entrate in caverna, il largo corridoio di fronte all'impianto e la salita che conduce al piccolo gabbiotto che funge da laboratorio per gli esperimenti di fisica nucleare: se si volessero stendere delle brande lasciando liberi i passaggi, non ve ne starebbero più di 250 a occhio, mentre le persone in piedi o sedute potrebbero difficilmente superare il migliaio. Un po' pochine per una città che conta più di 85.000 abitanti. Da notare che, all'interno della caverna sono già attrezzati per affrontare le emergenze, non tanto lo scenario post-atomico del cartone animato Ken Shiro, quanto le più frequenti e reali crisi idriche che colpiscono i Comuni della provincia di Como: Acsm-Agam ha pronti e confezionati in buste di plastica da un litro scorte d'acqua arricchita di sali d'argento. Il loro utilizzo non è certamente quotidiano, ma più frequente di quanto si pensi, perché i Comuni preferiscono non diffondere la notizia tra la popolazione. Da notare anche che l'impianto è un monumento all'Italia che funziona: lo scavo di 35mila metri cubi di terreno fu eseguito in soli sei mesi e l'opera, costata circa 20 milioni di euro, come si diceva, è completamente automatizzata e necessita solo di interventi di ordinaria manutenzione. Quando si vuole le opere si possono fare bene: acqua in bocca.
Luca Marchiò

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Documenti allegati
Eco di Bergamo Sotto il Baradello