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Mercoledì 23 Marzo 2011
Addio a Elizabeth Taylor,
l'ultima diva del cinema
Si è spenta a 79 anni l'attrice-simbolo dell'epoca dorata del cinema americano. Si sposò otto volte, visse nel lusso e negli eccessi, ma dalla fine degli anni '80 fu in prima linea nell'impegno civile. Vendette i suoi beni per costruire ospedali e per finanziare la lotta all'Aids. Guarda alcune immagini di "Cleopatra" (1960) e le immagini dei suoi anni giovanili.
È morta Liz Taylor, e con lei scompaiono anche le ultime leggende dell'età d'oro di Hollywood. Non le riflettono più gli occhi d'ametista della grande diva che Elizabeth Taylor - essere chiamata Liz le dispiaceva - è stata lungo 79 anni di una vita costellata di film e di matrimoni - otto, sette i mariti - dai quali ha avuto i quattro figli che le erano accanto al momento della morte, al Cedar Sinai Medical Center di Los Angeles. Una delle stazioni di un'esistenza segnata anche dagli eccessi e dalla sofferenza fisica, oltre che da tragedie e passioni. La vita di Liz Taylor è andata in scena fin da quando lei era bambina: "Torna a casa Lassie" (1943) ne fa un prodigio di cui l'America s'innamora, a consolidare la fama provvede "Gran Premio"> (1944): appena undicenne è una star che conserverà sempre un'affezione per gli animali, un cane, un purosangue, dei film degli esordi. Saprà farsi diva fin dalla travolgente storia d'amore di "Un posto al sole" (1951), quando oscura la popolarità di Rita Hayworth, di Bette Davis, di Susan Hayward, e il suo primo matrimonio sembra parte del lancio di "Il padre della sposa" (1950) di Vincente Mannelli, uno dei quotati registi di una carriera clamorosa. Nel 1956 è sul set del "Gigante", con James Dean e Rock Hudson, e si apre un decennio vulcanico per l'attrice che interpreterà l'indimenticabile Maggie della "Gatta sul tetto che scotta"(1958) di Richard Brook, "Improvvisamente l'estate scorsa" (1959) di Joseph L. Mankiewicz, "Venere in visone" (1960) di Daniel Mann, che le vale un primo Oscar. "Cleopatra", nel 1963, fa caso a sé. Liz Taylor spunta un compenso di un milione di dollari: qualcuno sostiene che il madornale cachet fosse chiesto dall'attrice per scherzo, comunque fu preso sul serio all'interno di una delle più complicate produzioni della storia del cinema, destinata a concludersi in un colossale bidone, senza pregiudizio, però, del divismo della protagonista. Anzi, su quel set, nella Hollywood sul Tevere di Cinecittà, Liz Taylor incontra Richard Burton, che sposerà addirittura due volte, nel 1964 e nel 1975. Lui la copre di gioielli leggendari, consolidando una coppia che non tarda a replicare sullo schermo il proprio tumultuoso amore in una relazione coniugal-cinematografica che giungerà al culmine in "Chi ha paura di Virginia Woolf?", diretto dal debuttante Mike Nichols. Il risultato la accredita definitivamente come attrice drammatica, Burton le lascia lo spazio di protagonista, Hollywood le assegna il secondo Oscar. Per la coppia poi verrà il successo della "Bisbetica domata" (1967) di Franco Zeffirelli, una scommessa vinta da un'attrice sempre più diva, anche se ormai in fase cinematografica discendente. Cì saranno ancora film e registi importanti, come "Riflessi in un occhio d'oro" (1967) di John Huston, al fianco di Marlon Brando, che si rivelano però insuccessi d'autore. Arrivano gli anni settanta, fatali per l'attrice che era stata considerata come una delle più belle donne del mondo. Abusa di tranquillanti, di alcol, di matrimoni. Dopo Burton avrebbe contato ancora un paio di mariti, e un ultimo divorzio nel 1996. È il succedersi dei ricoveri in ospedale adesso ad alimentare i giornali scandalistici di cui Liz Taylor riempie sempre le cronache, che riferiscono anche delle sue amicizie (da quella lontana con Montgomery Clift a quella chicchierata con la popstar Michael Jackson) nonché di un impegno generosamente dispiegato su diversi fronti umanitari, compresa la Fondazione per la ricerca contro l'Aids che aveva costituito affranta dopo la morte di Rock Hudson. Le impronte delle mani e dei piedi di Elizabeth Taylore sono tra quelle che lastricano Hollywood e legittimamente ha una stella sulla Walk of fame: resta una delle non molte attrici la cui fama, iniziata da preadolescente, è aumentata con il trascorrere del tempo. Protagonista carismatica, ancorché discutibilmente, sulla scena della vita.
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