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Giovedì 24 Marzo 2011
Il generale comasco: Libia,
senza Nato aiutare i ribelli
Tutt'altro che risolta la questione del comando Nato. E l'Italia teme i missili di Gheddafi. Ne parla con un osservatore d'eccezione, il generale Vincenzo Camporini, ex capo di Stato Maggiore della Difesa, comasco, militare dell'aeronautica
Il comando deve essere della Nato?
Sì, non ho dubbi. Motivi tecnici e operativi, ma anche politici, rendono necessaria l'attribuzione del comando alla Nato se si vuole che quest'alleanza garantisca sicurezza. Anche se ciò non dovesse far comodo a qualcuno.
Per la Francia un comando Nato non sarebbe gradito alla Lega Araba.
Lo dice solo la Francia, non ho ancora sentito esponenti della Lega Araba dichiarare formalmente di non volere la Nato. Ricordo che, in operazioni gestite dalla Nato, e penso ai Balcani e all'Afghanistan, hanno spesso partecipato Paesi arabi senza che ciò abbia creato mal di pancia ideologici a nessuno.
Da parte araba arrivano dubbi sull'intensità dei bombardamenti. Com'è gestita questa campagna aerea?
I bombardamenti sono gestiti secondo logiche nazionali e questo è un altro buon motivo per ricondurre tutto al centro decisionale della Nato, che dà garanzie perchè tiene conto di tutte le considerazioni di carattere politico e di opportunità, cosa che non possiamo avere garantita in presenza di un centro operativo che opera in assoluta autonomia.
Obama corregge le previsioni: la prima fase di distruzione delle difese antiaeree libiche finirà in qualche giorno, non in settimane, è credibile?
Sì, perchè le capacità operative del sistema antiaereo libico sono già state messe a dura prova. In questo caso l'Italia ha dato un contributo molto interessante perchè la sola presenza dei Tornado ECR può già, di per sé, indurre i libici a non accendere i loro sensori e quindi a rendere completamente cieca la loro difesa aerea.
Si sono persi i confini fra guerra e missione di pace?
I confini fra guerra e pace sono terminati con la fine della Guerra Fredda e di una fase storica dominata dal bianco e dal nero. Ne è iniziata un'altra con molti grigi. Oggi possiamo parlare di operazioni che hanno determinate finalità. La guerra è la volontà di usare la forza per sopraffare qualcuno; in questo caso la forza è usata per proteggere qualcuno.
Non per far cadere Gheddafi?
La presenza di Gheddafi oggi scatena comportamenti che la comunità internazionale vuole evitare, e la missione militare può essere uno strumento per ricondurre le componenti della società libica a una convivenza non conflittuale.
Che idea si è fatto dell'opposizione libica?
Tanta buona volontà, pochissima organizzazione.
E sulla sua composizione?
C'è molta incertezza. Gheddafi, in quarant'anni di dominio, ha evitato accuratamente di creare istituzioni che potessero ungere da vivaio di classe dirigente. Brancoliamo un po' nel buio, abbiamo qualche contatto ma asserire che questa sarà la nuova governance della Libia è un bel salto in avanti.
Quanto dureranno le operazioni?
Temo che nessuno possa dirlo. Gheddafi non è Milosevic, che con le bombe dovette accettare di finire al tavolo della trattativa. Molto dipenderà dalle sue reazioni e capacità di conservarsi intorno un gruppo che lo sostenga strenuamente.
Servirà un intervento di terra?
Sono molto scettico. Questa risoluzione Onu lo esclude, ne servirebbe una nuova e credo che ottenerla sia un'impresa titanica.
Ma al di là del via libera, la situazione richiederebbe un intervento di terra?
Dipenderà molto dalla capacità degli insorti di organizzarsi. Se, consapevoli del supporto occidentale, daranno a dar vita a qualche struttura militare e civile, è possibile che parta una graduale riconquista del territorio che limiti Gheddafi. Quindi è possibile una situazione di stallo dove una parte del territorio è controllata da Gheddafi e un'altra da questa nuova entità. Una situazione provvisoria, nessuno vuole la spartizione della Libia, ma sarà un passo verso un negoziato che dovrà comunque portare a una nuova classe dirigente.
La capacità di organizzazione dei ribelli sarà proporzionata al grado di aiuto che gli occidentali decideranno di dare o non dare?
Non c'è dubbio, servirà una sorta di tutoring molto intenso e mirato.
Come dire che il futuro della Libia sarà robustamente pilotato dall'Occidente?
Diciamo che dovrà essere supportato in modo significativo. Lasciare le cose come stanno non porta da nessuna parte.
Bisogna temere i missili di Gheddafi sull'Italia?
Sono estremamente scettico circa qualsiasi capacità offensiva di Gheddafi che possa costituire una minaccia per noi. I missili che a suo tempo lanciò su Lampedusa e che mancarono il bersaglio sono datati. Ammesso che ne abbia ancora, non scommetterei un centesimo sulla loro efficienza.
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