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Sabato 02 Aprile 2011
Confartigianato legno-arredo:
un marianese il presidente
Mauro Cazzaniga: "Punto a creare un marchio di qualità" - Subentra al lecchese Giampiero Conti e sarà affiancato dal vice Ferdinando Perego, già portavoce del distretto mobiliero di Monza-Brianza
MARIANO E' marianese il nuovo presidente regionale del settore legno-arredo della Confartigianato Lombardia: per Mauro Cazzaniga, imprenditore locale, consigliere comunale della Lega Nord e già presidente provinciale per l'associazione di categoria, si sono aperte le porte del Pirellone.
D'ora in avanti, infatti, sarà lui a confrontarsi con Andrea Gibelli, vicegovernatore della Regione Lombardia e assessore all'Industria e all'artigianato. E Cazzaniga, 48 anni, della materia ne sa parecchio in quanto figlio di artigiano (il papà Angelo ha fondato l'azienda di famiglia che produce arredi su misura in via Sant'Agata che ora Cazzaniga porta avanti con il fratello Renato) e una vita trascorsa dietro al banco di lavoro a plasmare il legno per creare mobili unici nel loro genere.
Il marianese subentra al lecchese Giampiero Conti e sarà affiancato dal vice Ferdinando Perego, già portavoce del distretto Monza-Brianza del settore legno-arredo della Confartigianato, rimanendo in carica per i prossimi due anni.
«Sento tutta la responsabilità di questa nomina - dichiara il neoeletto - perché significa diventare il rappresentane di tutte le aziende artigiane del settore legno della Lombardia che esprimono necessità differenti». Che comunque il marianese pensa di riassumere in un programma che ha già chiaro in mente: «Come prima cosa voglio puntare sulla creazione di un marchio di qualità per il mobile fatto dagli artigiani: noi rappresentiamo l'eccellenza di questo settore e deve esistere un qualcosa che faccia capire alla gente che comprare da noi o dalla grande distribuzione non è la stessa cosa. E' come dire andare dal sarto per un abito su misura piuttosto che in un negozio in franchising che ha articoli uguali per tutti».
Ma non solo: «Voglio più attenzione per le piccole imprese e intendo proprio quelle composte da poche persone, anche solo padre e figlio: voglio che la burocrazia sia meno invasiva perché gli artigiani devono tornare a muovere le mani per produrre e non per smistare scartoffie. Capisco che delle regole ci debbano essere, per carità, ma quando è troppo e troppo: c'è gente che non vede l'ora di andare in pensione e non certo perché non ama più il suo lavoro, ma perché è stanco di combattere contro tutti gli adempimenti da assolvere che si traducono anche in costi pesanti da affrontare».
E ancora: «Voglio che siano previsti contributi anche per aiutare proprio i più piccoli: non parlo di grandi cifre, anzi, ma stanziamenti che possano aiutare a rinnovare un software, piuttosto che cambiare un computer o sostituire un macchinario che costa poche migliaia di euro».
Infine, la sfida più grande, quella della formazione: «Bisogna introdurre una rivoluzione culturale perché i ragazzi devono capire che questi mestieri non sono di serie B, anzi: voglio scuole strutturate su modelli che prevedano mesi di teoria e mesi di pratica in azienda, ma non parlo di stage, piuttosto di corsi di studio normale. I ragazzi, quando terminano il percorso, devono essere in grado di entrare nelle botteghe e, come si dice, far andare le mani diventando produttivi da subito - conclude Cazzaniga -: solo in questo modo anche le aziende potranno essere incentivate a investire su questo tipo di collaborazione creando in circolo virtuoso tra manodopera e mondo occupazionale».
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