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Martedì 05 Aprile 2011
"Un complotto contro
la Ca' d'Industria"
La Procura della Repubblica di Como ha chiesto il rinvio a giudizio di Davide Scarano, l'infermiere di Ca' d'Industria di Como accusato di istigazione a delinquere e diffamazione nei confronti del cda della Fondazione.
COMO La Procura della Repubblica di Como ha chiesto il rinvio a giudizio di Davide Scarano, l'infermiere di Ca' d'Industria accusato di istigazione a delinquere e diffamazione nei confronti del cda della Fondazione. La richiesta del pm (Daniela Meliota)consente di tirare finalmente le somme di una indagine dall'iter complicato, partita da una fettina indigesta nell'agosto del 2010 e approdata alla testimonianza di un vigile urbano - l'agente Giorgio Riboldi, residente a Briosco ma in servizio a Como - che il 17 febbraio scorso ricorda alla polizia giudiziaria del pm le intemperanze dell'indagato e gli inutili tentativi di «rigettare la folla» al tempo delle proteste per l'esternalizzazione del servizio mensa, il 17 marzo dello scorso anno. In mezzo ci sono le "prove" contro l'infermiere - tirato in ballo dai vari consiglieri della Fondazione - e il teorema del complotto, un complotto ordito nei confronti della nuova dirigenza dal vecchio cda e dal suo presidente Fabio Castelli, un teorema a cui i vertici della Fondazione mostrano di credere molto. Il primo a spendere il nome di Scarano è, l'11 agosto del 2010, il consigliere Romolo Vivarelli, nominato in quota Pd. Chiamato come persona informata dei fatti a parlare del presunto sabotaggio in cucina, Vivarelli finisce per raccontare delle presunte malefatte dell'infermiere. Al pm consegna una lettera scritta da una ex dirigente di Ca' d'Industria, Antonella Vanini, definita «molto fedele alla vecchia dirigenza». Dice che la lettera è stata mandata anche all'onorevole Rosalba Benzoni, pure lei del Pd, la quale in qualche modo avrebbe poi provveduto a diffonderla, anche se non ne è chiaro il contenuto. Vivarelli, comunque, si dichiara negativamente impressionato dall'atteggiamento dei suoi compagni di partito nei confronti del cda cui appartiene. E dichiara: «È ora di finire di usare la sofferenza dei pazienti di Ca' d'Industria per fini politici ed in particolare per far cadere il sindaco Bruni. Lo stesso ex presidente Castelli ha fatto di tutto per demolire la credibilità della nuova gestione avendo perso la possibilità di gestire le attività e gli interessi di molte persone, da cui derivava un notevole potere sociale e politico. Una delle persone privilegiate da Castelli era Vanini Antonella, che riusciva a guadagnare circa 5000 euro al mese e che Pellegrino ha rimosso perchénon essenziale». «Ho visto personalmente Scarano girare con il cartello "Pellegrino Se Rubens Ca' d'Industria" (quello per il quale è poi finito indagato, ndr) e ho assistito - prosegue Vivarelli - a una vera e propria istigazione alla violenza da parte di Scarano nei confronti di Pellegrino. In particolare diceva "facciamo saltare Pellegrino, tagliamogli la testa" ed altre cose analoghe davanti a tante persone fuori del Comune».
Naturalmente Vivarelli non è solo. Ecco la versione di Cesare Guanziroli, comasco, suo collega di cda:«Conosco perfettamente il soggetto (Scarano, ndr) è assolutamente pericoloso e violento, ricordo che dopo una riunione in Comune riuscimmo a uscire solo grazie alla scorta della polizia locale e in particolar modo facemmo scudo sul dottor Pellegrino (...) Tengo a precisare una sorta di minaccia velata rivoltami dal dottor Castelli (ex presidente) il quale, dopo solo due mesi mi disse state andando molto male ma comunque vedrete vedrete...». Francesco Mercuri, lui pure membro del cda, è addirittura terrorizzato. Interrogato come persona informata dei fatti (sempre in relazione al presunto sabotaggio in mensa), risponde definendo Scarano un «sobillatore» e dicendo che dei cibi lui non sa nulla ma che quanto al resto...: «Ricordo in modo particolare il primo incontro tenutosi in Comune che mi terrorizzò letteralmente pochésia io che il dottor Pellegrino fummo costretti a passare attraverso un cordone di polizia che ci proteggeva dalle urla infamanti e dalle botte che arrivavano dai sindacati e dai dipendenti». Di «complotto politico» contro Pellegrino parla anche Mario Peloia, che oltre ad accusare l'infermiere tira in ballo anche il sindacalista Matteo Mandressi, definito «un altro fomentatore», anche se poi aggiunge, enigmaticamente, che «dopo essere stato sentito dalla procura ha cambiato atteggiamento». Assistito dall'avvocato Fulvio Anzaldo, Scarano aspetta, deciso a provare la propria innocenza in aula. È comunque molto improbabile che la vicenda si concluda qui.
Stefano Ferrari
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