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Sabato 16 Aprile 2011
In città i primi venti profughi
Ecco dove saranno ospitati
«E' imminente l'arrivo di una ventina di migranti. Non saranno utilizzate caserme, ma sarà applicato il modello dell'accoglienza diffusa»: è la comunicazione del prefetto, Michele Tortora, alle 12,30 di ieri, terminata una riunione con il Comune di Como, le Acli e la Caritas Diocesana
Il ministro federale di Giustizia e Polizia, Simonetta Sommaruga, ha disconosciuto i permessi temporanei rilasciati dall'Italia ai migranti tunisini, profughi per motivi economici; riconoscerà solo quelli rilasciati ai libici, profughi di guerra. La situazione è comunque in continua evoluzione, anche in relazione a ciò che succede nell'area del Mediterraneo.
Ieri, di prima mattina, è arrivata a Palazzo del Governo di via Volta la direttiva e i tempi hanno subìto un'accelerata da mercoledì, quando il Governo ha incaricato il Capo del Dipartimento di Protezione Civile, Franco Gabrielli, di gestire l'emergenza – profughi, suddividendoli tra le Regioni e tra le province. Arriveranno in pochi per volta: in queste ore, la Lombardia si prepara a riceverne 200, con una prima suddivisione tra le province e poi, via via, altri gruppi, a mano a mano che i migranti sbarcati a Lampedusa e non rimpatriati saranno identificati ed assegnati alle Regioni, tra i 2000 e i 5000 in Lombardia.
Fossero questi i numeri, non si sa quali saranno le misure, quanti Comuni dovranno essere coinvolti, fino a che punto il territorio comasco è in grado di rispondere. «Di sicuro, il quartiere di Como Borghi si oppone all'utilizzo della caserma De Cristoforis; la raccolta di firme sarà in corso anche oggi dalle 9 alle 13 in piazza Vittoria», afferma il consigliere di Autonomia liberale comasca, Pasquale Buono che sta raccogliendo firme porta a porta da giorni. «Andremo avanti finchè non ci mettono per iscritto che la De Cristoforis non sarà utilizzata. Ora si profila un'ondata di libici, liberati dalle carceri di Gheddafi», sottolinea. Per il no all'utilizzo della caserma di Capiago Intimiano, sono state raccolte mille firme, si oppongono amministratori e consiglieri provinciali.
Unica struttura con più posti, in città, è il Cara di Tavernola: ora ospita 30 asilanti di varie nazionalità, potrebbe tornare a 65, nonostante il progetto di ristrutturazione non sia partito. Gli eritrei affluiti la settimana scorsa, sottratti ai passatori o arrivati per conto loro, se ne sono già andati tutti, senza dir niente.
Maria Castelli
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