Mafia in provincia di Como
Sequestrati 61 immobili

Il prefetto: "Lombardia al quarto posto in Italia. Bisogna tenere desta l'attenzione anche a Como". Chi pensa che la mafia sia solo un affare del sud si sbaglia

a.savini

COMO «Sono 61 a Como i beni immobili confiscati alla mafia, di cui 10 aziende. Chi pensa che la criminalità sia solo affare del Sud si sbaglia: la Lombardia è al quarto posto in Italia per beni sottratti, dopo Sicilia, Campania e Calabria. E che occorra tenere alta la guardia anche a Como ce lo dimostrano l'inchiesta sulla Perego del luglio 2010 e i particolari recentemente emersi dell'esecuzione a Bregnano in perfetto stile mafioso di Antonio Tedesco». Il prefetto Michele Tortora torna a ridestare l'attenzione sui tentacoli che la piovra da tempo ha allungato anche sul Lario. Lo ha fatto ieri durante un intervento al convegno «Il riutilizzo sociale dei beni confiscati alla mafia», organizzato a Como, in via Volta 3, dalla «Unione nazionale dei giovani dottori commercialisti ed esperti contabili». L'incontro, coordinato dal consigliere dell'ordine dei commercialisti Luca Corvi e dal presidente Andrea Passarelli, ha visto sedere al tavolo con il prefetto anche Antonino Cananà, direttore vicario dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Renato Bissi, amministratore giudiziario, Fiorenzo Gagliardi, presidente dell'associazione del volontariato comasco, e Alessandro Tarpini, segretario provinciale della Cgil. «Le infiltrazioni mafiose sono purtroppo ben presenti anche nel nostro territorio - ha proseguito il prefetto - i settori più colpiti sono quelli del movimento terra e della produzione del cemento. Si tratta di organizzazioni criminali che si danno una facciata pulita e scalzano le imprese sane o dissuadono i concorrenti a partecipare ai concorsi pubblici. In prefettura esiste un gruppo interforze, che comprende Dia, forze dell'ordine e svariati enti pubblici come Inps, Inail e Asl, che ha il compito di verificare la regolarità delle imprese: spesso infatti nei subappalti emerge che i titolari hanno zii o nipoti condannati per il 416bis ovvero associazione mafiosa». E gli effetti che produce il sequestro dei beni sono almeno tre: «Innanzitutto si afferma la presenza dello Stato. Poi si sottraggono risorse importanti ai criminali. Infine, si restituiscono ricchezze e beni alla collettività. Proprio in quest'ottica, mi preme rimarcare con forza l'importanza che avrà il 27 maggio prossimo a Cermenate la ridestinazione di uno stabile in mano alla mafia a scuola di formazione».
In questa lotta per il bene lo Stato non è solo: «Sono tanti gli imprenditori onesti che ci chiedono di intervenire per reprimere i comportamenti criminali, ad iniziare dalle associazioni di categoria come Confidustria e Ance». Un segnale di presenza intravisto anche il 17 marzo scorso: «Sono state tante le bandiere italiane comparse ai balconi spontaneamente anche qui nel comasco in occasione del 150° anniversario dell'unità d'Italia. E' un segnale importante che ci indica una richiesta di forte coesione sociale».
Luca Marchiò

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Sabato 16 Aprile 2011

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