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Martedì 19 Aprile 2011
Liala, dalla serie B
all'Università
La Statale di Milano dedica alla scrittrice comasca-varesina una giornata di studi, riscattandone il ruolo di regina del "rosa"
In una vecchia intervista televisiva - a occhio della fine dei Sessanta e riversata su You Tube - con una troupe Rai arrivata in forze sul Montello per riprendere la scrittrice nella veranda di casa, è la stessa Liala a svelarlo in parte: «Consiste nell'aver sempre capito le mie lettrici e i loro problemi», rivela sorridendo con la voce fresca di una trentenne. «Ho tanto amato e tanto sofferto per amore, e quando sono guarita di queste ferite ho trovato modo di insegnare agli altri a guarire». Sarà, ma intanto il "mal d'amore" le ha fatto vendere in Italia oltre dieci milioni di copie dei suoi ottanta romanzi, perfino l'ultimo, Con Beryl, perdutamente, pubblicato postumo nel 2007 e terminato dalla giornalista Mariù Safier, è stato in testa alle classifiche di vendita in parecchie librerie.
Per approfondire le ragioni di un successo che il tempo non sembra scalfire, il Dipartimento di Filologia moderna dell'Università Statale di Milano ha organizzato, martedì alla sala Napoleonica di palazzo Greppi, un convegno dal titolo Liala è ancora viva? coordinato da Carlo Lacaita e Vittorio Spinazzola, con interventi di noti studiosi, tra cui: Ada Gigli Marchetti («Liala e il mondo editoriale: una vita tra sogno e realtà»), Arturo Carlo Quintavalle («Le strutture narrative»), Enzo Laforgia («Suggestioni esotiche»), Bruno Pischedda («Signorsì!: Liala, Mondadori e il romanzo rosa-aviatorio») e Cesare De Michelis («Liala che torna: la parola all'editore»).
Proprio da Signorsì, ispirato dal suo amore per Pietro Sordi, aviatore pluridecorato e pubblicato quasi per scommessa da Arnoldo Mondadori nel 1931, incominciò l'inarrestabile ascesa di Liala, con il libro esaurito in venti giorni e la popolarità arrivata da un giorno all'altro e sempre cresciuta, fino a culminare, dal 1946 in poi, nell'uscita della rivista Confidenze di Liala, un giornale fatto su misura con "lezioni di vita" e di stile per ragazze e signore. «Mia madre amava il suo pubblico e ne era ricambiata, era come se le lettrici la vedessero alla macchina per scrivere, si identificavano con lei. Altro che "casalinghe frustrate e manicure senza orizzonti", come ebbe a scrivere Camilla Cederna, chi acquista i libri di Liala non ha certo la zucca vuota come quella di Halloween», dice la figlia Primavera Cambiasi, 87 anni e la stessa verve della mamma.
Il «sortilegio che incatena il pubblico femminile», come recita il sottotitolo del convegno, è fatto di poche cose: una storia ben sceneggiata, protagonisti tratteggiati senza inutili fronzoli, ambienti alto borghesi e aristocratici e, naturalmente, piloti e aeroplani, anzi velivoli, per mantenere il lessico del Vate.
«Quello di Liala è un meccanismo narrativo che funziona come un orologio, la prosa è fresca e attuale», spiega Enzo Laforgia, storico, insegnante al liceo classico «Ernesto Cairoli» di Varese e tra i relatori del convegno milanese. «Le sue sono strutture lineari che si sviluppano in un mondo talmente lontano dal nostro da condurre chi legge quasi in una dimensione onirica. Non pensiamo però a una scrittrice asessuata o per educande: c'è in ogni romanzo una vena erotica e sensuale anche cospicua, un'attenzione particolare, per esempio, all'universo olfattivo, con vere e proprie "lezioni" sull'uso dei profumi e il loro effetto variabile da pelle a pelle». I libri di Liala - all'apice della fama ne scriveva tre all'anno - considerati letteratura di consumo, sono stati ristampati in ogni tipo di edizione, compresa quella per le edicole, ma i primi, ormai introvabili (anche su Maremagnum, il motore di ricerca dei librai antiquari d'Italia, non compare nemmeno una copia della prima edizione di Signorsì) sono oggetto di culto da parte dei collezionisti, come del resto quelli della sua "rivale" Mura, morta tragicamente, per ironia della sorte, proprio in un disastro aereo.
«Leggendo i libri di Liala ho trovato, nei meccanismi narrativi, una certa affinità con quelli di Salgari: descrizioni asciutte, trama essenziale, dialoghi serrati, e sempre un sotterraneo profumo di peccato», afferma Laforgia. «Per azzardare un altro paragone, certe volte mi ricordano i romanzi borghesi di Giovanni Verga. La scrittrice indugia parecchio nelle descrizioni di ambienti sfarzosi, i suoi personaggi frequentano spesso il teatro e commentano gli spettacoli, ma non mancano splendidi affreschi di paesaggio, soprattutto quello amato dei laghi di Varese e Maggiore». In attesa del primo e-book di Liala - ma il catalogo Sonzogno conta tuttora oltre cinquanta suoi titoli - le sue "passioni infocate", come le definì Anna Banti, continuano a far sognare lettrici di ogni età, che vivono, assieme alle protagoniste un interminabile e colorato sogno che non muore all'alba.
Mario Chiodetti
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