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Sabato 23 Aprile 2011
Villa Geno soffoca
Una sorte misera
Un balcone verde davanti a Villa Geno, con vista sul primo bacino del lago di Como e sul colle di Cardina. Siamo nel cuore del fu parco Regina Margherita, su una panchina rotta, circondati da un prato pieno di rifiuti maleodoranti. Neanche in una delle zone più "in" della città il verde pubblico si salva dal degrado.
COMO Un balcone verde davanti a Villa Geno, con vista sul primo bacino del lago e sul colle di Cardina. Siamo nel cuore del fu parco Regina Margherita, su una panchina rotta, circondati da un prato pieno di rifiuti maleodoranti. Neanche in una delle zone più "in" della città il verde pubblico si salva dal degrado. «Sarebbe bello che il tratto dalla funicolare alla fine di viale Geno tornasse ad essere un parco - auspica Angelo Vavassori, agronomo e componente della commissione Paesaggio del Comune di Como -. Una volta c'era un filare di ippocastani molto belli, tolti e sostituiti con delle querce palustri, che dovrebbero diventare alte 30 metri e invece da 6-7 anni non crescono di una spanna perché le radici sono soffocate dal cemento». Subito dopo la stazione del trenino a fune, si passa sotto due archi dove rimane un'insegna sbiadita del «Parco comunale Regina Margherita», istituito nel 1911, quando l'amministrazione acquistò l'intera area dai marchesi Cornaggia. «Dopo la guerra cambiarono i nomi, compreso quello della piazza Umberto I, ora dedicata a Giacomo Matteotti. E si è perso anche il decoro», afferma Gaetano Picchierri, delegato provinciale delle Guardie d'onore alla reali tombe del Pantheon. Del parco rimangono solo degli sprazzi sul lato lambito dal lago: i giardinetti intitolati a Sergio Ramelli e quelli dietro Villa Geno, al centro di polemiche in Consiglio comunale poiché spesso chiusi e dove a breve partirà un cantiere per rimettere a nuovo la fontana. Sul lato destro della strada, invece, si percorre quella che potrebbe essere una bellissima pista ciclo pedonale ombreggiata dagli alberi. Peccato che questi ultimi siano rachitici o morti. Lo scempio vero e proprio inizia quando si sale verso la parte più panoramica del parco, dove si erge il monumento dei granatieri di Sardegna, con la corona tricolore depositata in ricordo di Giuseppe Sinigaglia. La romantica passeggiata prosegue fino a via Torno, tra voragini nel selciato, un corrimano arrugginito, cavi dell'Enel penzolanti e resti di bivacchi. Riscendendo verso la Como Nuoto un cartello semidivelto avverte «Caduta massi». Ai suoi piedi le prove che non è uno scherzo.
Pietro Berra
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