Nella vita di Marianela sembrerebbe che fortune e sventure conoscano soltanto il grado superlativo, senza mezzi termini: «Ho lasciato il Perù per dare una mano alla mia famiglia, ho otto fratelli e la situazione non era per niente facile. Ma una volta arrivata in Italia, ho trovato subito un lavoro a Milano, un lavoro che mi piaceva molto: curavo una signora anziana che aveva bisogno di essere accudita in tutto, andava aiutata a lavarsi e vestirsi, a mangiare... La mia vita dipendeva in tutto dalle sue esigenze, giorno e notte, non avevo giorni di riposo o domeniche. Mi ero però molto affezionata, la curavo come fosse stata la mia nonna» racconta spiegando che questa sua dedizione è stata riconosciuta e premiata dalla signora che le ha lasciato in eredità un appartamento a Como che utilizzava come seconda casa soltanto pochi giorni all'anno. «Mi considerava come una figlia: quando le dicevo che volevo tornare almeno per un breve periodo in Perù a vedere i miei, mi bloccava: “No, loro sono in tanti, non hanno bisogno di te, io sono sola. Prima di morire - aveva da poco compiuto 82 anni - ha fatto in tempo a vedere la mia bambina che porta il suo nome: Annabella». Una storia che assomiglia ad una favola, raccontata da Marianela con poche parole chiave: lavoro, dedizione, fortuna, amore. Rimescola queste parole mentre prosegue nel racconto che inciampa improvvisamente in un incubo: «Ora sono molto preoccupata - dice - non riesco più nemmeno a dormire. I bambini sono bravi, sono la mia gioia... Ma ci sono alcuni pagamenti, la rata delle spese condominiali è arrivata già da un po' e non so cosa mi potrà succedere». Pierpaolo fa una piccola smorfia, la piccolina corre a dargli un bacio sulla guancia, il sorriso ritorna anche sul viso di Marianela che poggia sulla credenza le carte che le tolgono il sonno e rivolge di nuovo la sua attenzione ai bambini: «Sono fortunata, non mi voglio lamentare: anche il piccolino non mi da problemi, cresce bene, ha quella sindrome, ma è sanissimo: alla nascita pesava 3 chili e 810 grammi, non ha nessun difetto al cuore. Mi hanno detto che questi bambini hanno bisogno di tanto amore e imparano tutto, poco alla volta, imparano a camminare, a parlare, possono andare a scuola». Non si vuole lamentare Marianela, ma lancia un messaggio che assomiglia a una preghiera. «Se trovassi un lavoro - dice - mi potrei organizzare, mandare i bambini al nido o chiamare una delle mie sorelle a darmi una mano. Adesso la cosa più impellente è pagare la rata delle spese del condominio. Ma chi mi può aiutare, magari con un prestito? Non so proprio dove sbattere la testa».
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