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Martedì 03 Maggio 2011
Condannato il falso prete
che "aiutava" gli stranieri
Tre anni di carcere al monzese che simulava assunzioni per ottenere carte di soggiorno
Accompagnato dai volontari della Croce rossa e semidisteso su una lettiga per problemi di salute, il 59enne Massimo Angelo Girelli ha ascoltato in silenzio la sentenza, emessa dopo circa tre di camera di consiglio dal giudice del tribunale comasco Francesco Angiolini, che ha accolto le richiese di condanna formulate dal pm Maurizia Vezzoli. Di Girelli, a ottobre, in concomitanza con il suo arresto, si era parlato a lungo. Si calcolava che, soltanto in provincia di Como, le sue finte cooperative - poco più che società "cartiere" in grado di produrre ogni tipo di contratto e documentazione, ovviamente fasulla, utile a ottenere un permesso - avrebbero consentito la regolarizzazione di circa duecento lavoratori di origine extracomunitaria. Gli stranieri lo consideravano un autentico samaritano. «Hai bisogno di un permesso? Vai da padre Massimo, lui ti aiuta a restare in Italia». Il finto sacerdote, 59 anni, risultava essere il fondatore di almeno un paio di cooperative e di altre due società che sulla carta erano imprese di pulizie, ma che secondo gli inquirenti servivano solo per sfornare buste paga, lettere di assunzioni fittizie e tutto quello che serviva a compilare una richiesta di permesso di soggiorno. Centinaia di autorizzazioni a rimanere in Italia sarebbero state concesse dalle questure di Como, Lecco, Varese, Monza, Bergamo, ma anche in Piemonte, Valle d'Asta, Trentino, grazie alla documentazione fornita dal finto sacerdote. A ottobre i poliziotti lo avevano bloccato nella sua abitazione di via Sella, a Monza, tra altari, crocifissi e talari d'ordinanza. Gli contestavano diversi reati: favoreggiamento della permanenza di clandestini, falso, false dichiarazioni a pubblico ufficiale, sostituzione di persona. L'inchiesta era scattata da una segnalazione arrivata in prefettura, a Como. Qualcuno si era accorto che davvero troppe pratiche arrivavano sempre dalle stesse cooperative o società: la «5 S piccola società cooperativa», la «Euroxogen servizi integrati srl» e la «Piccola società cooperativa sociale arl padre Massimo». Le indagini condussero successivamente a diverse perquisizioni nelle province di Bergamo, Monza, Milano e Udine.
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