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Giovedì 05 Maggio 2011
Inverigo, il sindaco Bartesaghi
apre la valigia dei ricordi
Lo "storico" amministratore sta per cedere la poltrona nell'ufficio al primo piano di via Fermi. «La gente mi ha voluto bene e questa è la cosa di cui sono più fiero. A chi mi chiedo ora cosa farò rispondo molto semplicemente che farò quello che ho sempre fatto. Il mio dovere fino alla fine»
Sono passati due mandati, e Alberto Bartesaghi sta per cedere la poltrona nell'ufficio al primo piano di via Fermi, che mai ha avuto la porta chiusa. Tutti l'han sempre trovata aperta per poter fare le proprie richieste o chiedere un consiglio. Oppure lo si fermava per strada, e le domande gliele si faceva direttamente lì.
«La gente mi ha voluto bene - sorride - e questa è la cosa di cui sono più fiero». Una vita spesa nella politica, dopo aver fatto l'operaio e, non lo nasconde, senza grandi studi in tasca. Eppure, soggezione non ne ha mai avuta proprio nei confronti di nessuno. Il che è unanimemente apprezzato da colleghi amministratori e cariche istituzionali, che in questi giorni gli scrivono e lo chiamano per salutarlo ufficialmente in vista del prossimo passaggio di testimone. Anche se la politica inverighese, non ha intenzione di lasciarla. Né di cambiare squadra. Né è cambiato lui: «Chi mi conosce sa che ho sempre cercato di tenere i conti a posto e di non frugare nelle tasche della gente. Per questo non abbiamo mai alzato le imposte e abbiamo investito molto nel sociale».
Certo, i momenti difficili non sono mancati con quasi sei milioni di euro pagati all'ex immobiliare milanese Victory: «Ricordo un giorno, tornando da Roma anni fa. Ci avevano spiegato cosa avrebbe comportato per il Comune il dissesto finanziario. E mi tremarono davvero le gambe». Così come alla vigilia di ogni sentenza. E invece, anche se l'iter giuridico non è ancora concluso, le gambe non tremano più «e sono molto felice che alla fine, anche se abbiamo dovuto tirare la cinghia e giocoforza non abbiamo potuto dare dei servizi ai cittadini, la Corte dei conti ha lodato il nostro lavoro e soprattutto una simile area verde è rimasta intatta». Infatti il giorno della sentenza d'appello è l'altra faccia della medaglia, il più bello da ricordare. Festeggiato andando in pellegrinaggio a piedi al santuario della Madonna di Lourdes a Monguzzo per la grazia ricevuta.
Ma il buon Bartesaghi è uomo di fede, che nel taschino ha immaginette sacre e gli altri momenti preziosi sono «la beatificazione di don Carlo Gnocchi, e, negli Anni Novanta, quando da vicesindaco andai a Roma e papa Giovanni Paolo II incoronò la Madonna di Santa Maria della Noce».
In questo lungo percorso, accanto ha sempre avuto una truppa compatta. I quarantatré dipendenti del Comune e la sua maggioranza: «Se abbiamo colto questi risultati sono stato anche fortunato - ride - ma soprattutto ho avuto il sostegno di un esecutivo compatto. La giunta qui ogni giorno alle 12, mai un voto contrario o una ripicca e lo stesso vale per i consiglieri». E le opposizioni? «Qualcuno ha esagerato con gli attacchi personali ma alla fine, sugli argomenti importanti, ci siamo trovati unanimi. E su questi io ho sempre coinvolto loro così come tutti i cittadini, le associazioni, le parrocchie. Non ho mai nascosto niente, anche perché è una politica che non paga». E ora, dopo dieci anni passati ad aprire la porta del municipio quando è ancora buio o quasi, l'ultimo giorno cosa farà? «Quello che ho sempre fatto. Il mio dovere fino alla fine».
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